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Misure per la parità di genere nei PNRR: l’Italia esempio virtuoso in Europa

La pandemia del COVID-19 ha acuito sensibilmente quelle che erano le disparità di genere, sociali ed economiche già presenti negli Stati Europei. L’evidenza scientifica ha ampiamente dimostrato quanto gli effetti della crisi si siano riversati in maniera esponenzialmente maggiore sulle donne rispetto che gli uomini.

L’Unione Europea ha deciso di intervenire in modo strutturale per ovviare a questa questione, obbligando per esempio gli Stati membri in questa programmazione ad avere un Gender Equality Plan (GEP) per poter partecipare ai progetti dell’Unione Europea come ad esempio il programma Horizon Europe.

Se è giusto affermare che il GEP riguardi le singole organizzazioni che fanno domanda e non gli Stati membri di per sé, è vero anche che tale misura debba essere presentata da enti pubblici quali organismi di finanziamento della ricerca, nonché ministeri nazionali, enti pubblici di autorità, enti di ricerca siano essi pubblici o privati.

Inoltre, occorre aggiungere che il GEP non va inteso come una misura isolata all’interno di un quadro normativo impreparato, ma che dovrebbe essere circoscritto all’interno di una analisi degli studi di genere, alla base dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza post-Covid.

Ed invece l’EIGE nel suo rapporto registra che, un coinvolgimento limitato sia dei governi nazionali che degli organismi indipendenti per la parità di genere e la società civile femminile e femminista, abbia portato ad un risultato che stima a meno del 2% la quota destinata a bilancio per misure di genere.

Questo dato è frutto della mancanza di approccio strutturale da parte degli Stati dell’UE, che non hanno prodotto dapprima una gender analysis, così da delineare le criticità del tema ed agire di conseguenza durante la stesura dei Piani di Ripresa e Resilienza.

Il caso virtuoso dell’Italia sulla serietà dell’analisi di genere a monte del PNRR

L’Italia si è dimostrata, insieme soltanto alla Spagna e alla Svezia, uno dei pochissimi paesi che hanno prodotto dapprima una analisi del divario di genere nei diversi settori, per poi favorire e promuovere la parità attraverso un approccio trasversale in cui il tema è stato preso in considerazione nelle fasi di attuazione del PNRR.

Il tema della parità di genere va inteso in questa fase come una delle chiavi di lettura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), per rendere più inclusiva ed efficace l’esecuzione dei bilanci.

Altri Stati membri si stanno ora mobilitando nell’introdurre un’iniziativa prospettica sul tema della parità di genere nei propri Piani Nazionali. Tuttavia si ha la sensazione che si sia persa una occasione importante per attuare con forza una struttura egualitaria ed inclusiva delle differenze di genere, soprattutto in un periodo storico che riflette l’acuirsi delle disparità sociali. Se è vero dunque che si possa rimediare in futuro attraverso la specifica implementazione di altri piani nazionali sul tema, occorre in questa fase elogiare coloro i quali hanno tracciato le linee guida del piano di Ripresa pensando da subito, tra le priorità, di ridurre gli effetti negativi quanto meno della crisi sulle donne.

È essenziale includere e mantenere questa forma mentis anche nelle fasi finali di attuazione e soprattutto monitoraggio dei piani nazionali, da non prendere sottogamba per non vanificare quanto di buono fatto nella fase precedente. Un plauso va anche alla Svezia e in particolare alla Spagna, che ha fatto dell’uguaglianza di genere un caposaldo della strategia nazionale di ripresa.

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Studio sull’impatto del COVID-19 sulla parità di genere nella ricerca e nell’innovazione

Una nuova relazione del gruppo di esperti della Commissione sull’impatto del COVID-19 sulla parità di genere nella ricerca e nell’innovazione sostiene che la pandemia abbia esacerbato le disuguaglianze nella ricerca e nell’innovazione (R&I).

Il rapporto illustra come la chiusura delle strutture di ricerca, la riduzione delle opportunità di networking, la sospensione della mobilità internazionale e la sovrapposizione di lavoro e vita privata abbiano messo in luce criticità e disuguaglianze di genere nel sistema di R&I.

La pandemia di COVID-19 ha colpito in particolare le donne e i gruppi che già prima della pandemia erano meno visibili nelle carriere di ricerca. Diversi studi mostrano una diminuzione della produttività accademica delle ricercatrici, in particolare di quelle all’inizio della carriera.

Inoltre, le donne avevano una quantità sproporzionata di responsabilità di cura, compresa l’istruzione domestica, che ha portato a una riduzione del tempo per condurre ricerche, rispetto a coloro che non avevano tali responsabilità. Questi ulteriori ostacoli non sono stati affrontati adeguatamente dalla comunità R&I.

Il rapporto offre inoltre una serie di raccomandazioni concrete e sollecita gli attori della R&I e i responsabili politici a mitigare gli effetti di genere della pandemia, anche attraverso programmi di finanziamento della ricerca mirati e la ridefinizione dei criteri di valutazione della ricerca.

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La Commissaria Ferreira inaugura il ciclo dello strumento di supporto tecnico per il 2024

In occasione di una apposita conferenza tenutasi il 12 maggio, la dottoressa Elisa Ferreira, Commissario per la coesione e le riforme, ha inaugurato il ritorno dello strumento di supporto tecnico per ciò che concerne il ciclo di riforme del 2024.

La conferenza ha presentato le principali caratteristiche dello strumento di supporto tecnico, definendo le priorità per il prossimo anno in relazione alla progettazione delle riforme degli Stati membri dell’Unione Europea.

Che cos’è lo strumento di supporto tecnico?

Lo strumento di supporto tecnico (STI) è il programma dell’Unione Europea che fornisce competenze tecniche su misura agli Stati membri dell’Unione, al fine di progettare ed attuare le riforme in agenda.

Il sostegno è orientato alla domanda e non richiede il cofinanziamento da parte degli Stati membri, essendo interamente sostenuto dall’UE.

Lo strumento di supporto tecnico rappresenta un importante pilastro della strategia comunitaria volta ad aiutare i paesi ad attenuare le conseguenze economiche e sociali sorte con la crisi del COVID-19.

La resilienza delle nostre economie e della nostra società va rafforzata attraverso riforme intelligenti, sostenibili e socialmente responsabili. Lo STI agisce proprio in questa direzione, offrendo agli stati membri un sostegno atto ad affrontare le sfide che un processo di riforma impone e può prevedere. Ad esempio, il sostegno può configurarsi in una consulenza strategica e legale, in studi di formazione e visite di esperti sul campo. Ogni fase del processo di riforma, dalla preparazione, alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione, può essere aiutata e coadiuvata dall’azione dello strumento di supporto tecnico.

Tra i tanti campi che questo strumento investe, si iscrivono a livello politico non solo l’azione per il clima e la transizione digitale, ma anche la salute. Gli Stati membri possono così ricevere sostegno sul campo per superare e attenuare gli effetti sociali ed economici della pandemia di Covid-19 e rafforzare una crescita sostenibile ed inclusiva.

 

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