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Salute pubblica: operativi i primi sei laboratori di riferimento UE

Dal 1° gennaio 2025, sono ufficialmente operativi i primi sei Laboratori di Riferimento dell’UE per la salute pubblica (EURLs), finanziati dal programma EU4Health.

I sei laboratori di riferimento – EURLs

I centri di eccellenza scientifica, distribuiti in consorzi in tutta l’Unione Europea, svolgeranno attività fondamentali nei prossimi sette anni per migliorare la preparazione dell’UE alle emergenze sanitarie garantire una rapida risposta in caso di focolai.

I sei laboratori, che fungeranno da punto di riferimento per i laboratori nazionali di salute pubblica, promuovendo la comparabilità dei dati e potenziando le capacità tecniche e metodologiche nell’intero territorio dell’UE, si concentreranno su specifiche aree di ricerca e intervento.

Tra questi, quattro vedono una significativa partecipazione italiana:

    • Patogeni virali emergenti, trasmessi da roditori e zoonotici: Coordinato dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” (Italia), con la partecipazione di Folkhälsomyndigheten (Svezia), Institut Pasteur (Francia) e Nemzeti Népegészségügyi és Gyógyszerészeti Központ (Ungheria).
    • Batteri trasmessi da alimenti e acqua: Partecipazione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) al consorzio guidato dallo Statens Serum Institut (Danimarca), con il Rijksinstituut voor Volksgezondheid en Milieu (Paesi Bassi).
    • Echinococcosi e protozoi trasmessi da alimenti, acqua e vettori: L’ISS è capofila, collaborando con Folkhälsomyndigheten (Svezia).
    • Legionella: L’ISS partecipa al consorzio guidato dagli Hospices Civils de Lyon (Francia), con la Technische Universität Dresden (Germania) e l’Instituto Nacional de Saúde Doutor Ricardo Jorge (Portogallo).

Gli ultimi due EURLs completano la rete europea, contribuendo a rafforzare la capacità dell’UE di rispondere rapidamente a emergenze sanitarie:

  • Influenza: Coordinato dal National Institute for Biological Standards and Control (Regno Unito).
  • Poliomielite e altre malattie prevenibili da vaccino: Gestito dal Robert Koch Institute (Germania).

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COVID-19: Relazione dell’ECA sulla risposta dell’UE alla pandemia

La Corte dei conti europea (ECA) ha pubblicato la relazione speciale “La risposta dell’UE alla pandemia di COVID-19”.

La relazione riporta i risultati dell’audit della Corte nei confronti dell’operato del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) durante la pandemia di COVID-19.

Il rapporto evidenzia che entrambe le agenzie hanno generalmente risposto bene, ma non erano completamente preparate per una crisi sanitaria prolungata.

Relazione dell’ECA

L’ECDC, incaricato di identificare e valutare le minacce delle malattie trasmissibili, e l’EMA, responsabile della valutazione e dell’approvazione dei medicinali, hanno entrambi attivato rapidamente i loro piani di emergenza mentre la pandemia si sviluppava. Tuttavia, nessuna delle due agenzie era completamente preparata per un’emergenza sanitaria prolungata di questa portata.

Una scoperta chiave è stata che, nelle prime settimane dell’epidemia, l’ECDC ha sottovalutato la gravità del COVID-19. Sebbene abbia adattato la sua risposta man mano che sono diventati disponibili più dati, le sue linee guida non sono state sempre tempestive. Tuttavia, i paesi con capacità scientifiche limitate hanno espresso apprezzamento nei confronti delle linee guida ECDC, anche se le autorità nazionali non sempre le hanno seguite. Una sfida importante per l’ECDC è stata la qualità incoerente dei dati raccolti dagli stati membri, che ha reso difficile sviluppare una risposta coesa.

L’EMA ha svolto un ruolo cruciale nell’accelerare l’approvazione dei vaccini e dei trattamenti per il COVID-19 sfruttando la flessibilità normativa e conducendo revisioni continue. Mentre è riuscita a prevenire importanti interruzioni alle sue altre attività, la pandemia ha causato ritardi nelle ispezioni. Nonostante gli sforzi, l’iniziativa dell’EMA di promuovere sperimentazioni cliniche più ampie a livello dell’UE ha avuto meno successo.

Entrambe le agenzie hanno migliorato la loro comunicazione pubblica durante la pandemia. L’ECDC ha iniziato a pubblicare aggiornamenti relativi al COVID-19 e l’EMA ha aumentato la trasparenza nella comunicazione su vaccini e trattamenti. Tuttavia, l’audit ha rilevato che queste comunicazioni non erano sempre accessibili al grande pubblico.

Il rapporto dell’ECA si conclude con alcune raccomandazioni: per quanto riguarda l’ECDC affinché migliori l’organizzazione e le procedure interne, all’EMA affinché perfezioni i suoi processi e alla Commissione europea affinché definisca meglio i ruoli della sua neonata Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) per garantire un coordinamento più fluido con l’ECDC e l’EMA in future crisi sanitarie.

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In rifinitura l’accordo dei paesi OMS su preparazione e risposta alle pandemie

La pandemia COVID-19 ha dimostrato quanto le minacce di pandemie future non possano essere affrontate da nessun governo o istituzione nazionale in modo isolato e al di fuori di un approccio sinergico, condiviso e collaborativo. Le malattie infettive ed il proliferare di virus attraversano sempre più le frontiere che l’uomo ha stabilito. Occorre dunque avere un approccio più pragmatico e coerente, che possa permettere a coloro che dimostreranno preparazione e resilienza di poter fronteggiare le future minacce sanitarie mondiali.

I paesi dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) stanno dunque collaborando a un nuovo strumento globale, giuridicamente vincolante ai sensi del diritto internazionale. Sia esso una convenzione, un accordo o un altro strumento internazionale, la condizione essenziale è che sia volto a proteggere meglio le persone, le comunità e i paesi da pandemie future. Un accordo in materia di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie adottato nel quadro dell’OMS consentirebbe ai paesi di tutto il mondo di rafforzare le capacità nazionali, regionali e mondiali e la resilienza a fronte delle pandemie future.

Qual’è la finalità di un accordo internazionale sulle pandemie?

La proposta di uno strumento sotto forma di accordo internazionale sulla prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie è guidata da uno spirito di solidarietà collettiva ancorata ai principi di equità, inclusività e trasparenza.

Né i singoli governi né la comunità mondiale possono prevenire completamente le pandemie. Tuttavia la comunità internazionale deve essere meglio preparata e meglio coordinata per rispondere a eventuali pandemie future lungo l’intero ciclo di individuazione, allarme e risposta.

Lo strumento definirebbe gli obiettivi e i principi fondamentali al fine di strutturare l’azione collettiva necessaria per combattere le pandemie.

Una convenzione, un accordo o un altro strumento internazionale sulle pandemie darebbe sostegno e rilievo alle seguenti fasi:

  • individuazione precoce prevenzione delle pandemie
  • resilienza alle pandemie future
  • risposta a eventuali pandemie future, in particolare garantendo un accesso universale ed equo a soluzioni mediche quali vaccini, medicinali e strumenti diagnostici
  • un quadro sanitario internazionale rafforzato con l’OMS quale autorità di coordinamento in ambito sanitario a livello mondiale
  • l’approccio “One Health”, che collega la salute degli esseri umani, degli animali e del nostro pianeta

Nello specifico, tale strumento può rafforzare la cooperazione internazionale in diversi settori prioritari, come sorveglianza, allerta e risposta, oltre che la fiducia in generale nel sistema sanitario internazionale.

Le potenzialità e i benefici di un accordo:

Di seguito elencati i punti salienti sui quali attuare un miglioramento tramite l’accordo che i paesi dell’OMS intendono ottenere.

Miglioramento della sorveglianza dei rischi pandemici

Il monitoraggio dei rischi e, in particolare, la condivisione delle conoscenze sulle nuove malattie infettive che si trasmettono dagli animali all’uomo sono un elemento fondamentale della prevenzione di future pandemie.

Tale obiettivo potrebbe essere conseguito mediante:

  • il rafforzamento delle capacità di laboratorio e di sorveglianza necessarie per identificare le malattie animali in tutti i paesi
  • il potenziamento della collaborazione tra centri di ricerca a livello mondiale
  • un migliore coordinamento dei finanziamenti internazionali per le capacità principali

Miglioramento dei meccanismi di allerta

L’introduzione di livelli di allerta supplementari, in funzione della gravità delle minacce sanitarie, migliorerebbe la precisione della comunicazione in merito alle minacce per la salute pubblica. Ciò rafforzerebbe la trasparenza e la legittimità delle misure restrittive o di carattere sanitario.

Le tecnologie digitali e gli strumenti innovativi per la raccolta e la condivisione dei dati nonché l’analisi predittiva possono contribuire alla comunicazione in tempo reale e agli allarmi rapidi, che dovrebbero, a loro volta, innescare una risposta più rapida.

Forniture mediche e servizi sanitari

Come dimostrato durante la pandemia di COVID-19, le catene di approvvigionamento e i sistemi logistici mondiali devono essere più resilienti per far fronte alle minacce sanitarie mondiali. Tutti i paesi dovrebbero avere accesso senza interruzioni a forniture, medicinali e attrezzature essenziali provenienti da qualsiasi parte del mondo.

Può agevolare la risposta alle pandemie anche un coordinamento mondiale in vista di un’efficace costituzione di scorte. Anche la capacità di dispiegare sul campo attrezzature mediche e squadre mediche internazionali altamente qualificate rappresenterebbe un progresso per la sicurezza sanitaria mondiale.

Ricerca e innovazione

La pandemia di COVID-19 ha dimostrato quanto sia fondamentale che la comunità scientifica si mobiliti rapidamente e che l’industria sia in grado di aumentare rapidamente la propria capacità produttiva.

Un approccio coordinato a livello mondiale per individuare, sviluppare e distribuire soluzioni mediche efficaci e sicure, quali vaccini, medicinali, strumenti diagnostici e dispositivi di protezione, favorirebbe la sicurezza sanitaria collettiva.

La condivisione di informazioni su agenti patogeni, di campioni biologici e di dati genomici, nonché lo sviluppo di soluzioni mediche tempestive (vaccini, trattamenti e strumenti diagnostici) sono essenziali per potenziare la preparazione alle pandemie a livello mondiale.

Miglioramento dei meccanismi di risposta

Le disuguaglianze in termini di accesso ai vaccini, ai medicinali e agli strumenti diagnostici rischiano di prolungare le pandemie e di ripercuotersi più pesantemente sulla vita e sulla salute umana, nonché sulle nostre società ed economie.

L’accordo trarrebbe gli insegnamenti dall’esperienza acquisita con l’acceleratore per l’accesso agli strumenti COVID-19 (acceleratore ACT), il COVAX e gli altri strumenti collettivi sviluppati dall’inizio della pandemia di COVID-19, al fine di rispondere più equamente alle esigenze mondali nelle pandemie future.

Miglioramento dell’attuazione

La resilienza dei sistemi sanitari pubblici nazionali è un elemento fondamentale nella lotta contro una pandemia. I paesi devono poter contare sui rispettivi sistemi sanitari pubblici al fine di rispondere efficacemente all’insorgere di una pandemia. Tale obiettivo potrebbe essere raggiunto con un meccanismo di comunicazione paese per paese più solido, nonché attraverso un utilizzo più diffuso di valutazioni esterne congiunte e relativo migliore seguito.

Ripristinare la fiducia nel sistema sanitario internazionale

L’accordo garantirebbe maggiore trasparenza, maggiore affidabilità e maggiore responsabilità condivisa nel sistema internazionale.

Inoltre getterebbe le basi per una migliore comunicazione e informazione nei confronti dei cittadini. La disinformazione minaccia la fiducia del pubblico e rischia di compromettere le risposte in materia di salute pubblica. Per recuperare la fiducia dei cittadini, dovrebbero essere previste misure concrete che migliorino il flusso di informazioni affidabili e precise e contrastino la disinformazione a livello mondiale.

Cronologia dell’impegno del consiglio europeo sull’accordo

Il 20 maggio 2021 il Consiglio ha adottato una decisione che sostiene l’avvio dei negoziati per un accordo internazionale sulla lotta contro le pandemie nel quadro dell’OMS.

Il 3 marzo 2022 il Consiglio ha adottato una decisione che autorizza l’avvio di negoziati per un accordo internazionale sulla prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie.

Per materie che rientrano nelle competenze dell’Unione, la Commissione negozia l’accordo a nome dell’UE, sulla base delle direttive di negoziato del Consiglio.

Un tale strumento sosterrebbe gli sforzi internazionali volti a rafforzare la sicurezza sanitaria mondiale, in particolare per quanto riguarda la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, alla luce degli insegnamenti tratti dalla pandemia.

Durante il Consiglio europeo del 25 marzo 2022, i leader dell’UE hanno fatto il punto sui lavori relativi al futuro strumento inteso a rafforzare la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie da adottare nel quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

“È necessario creare un ambiente in cui tutti gli scienziati, gli operatori sanitari e i governi possano unirsi per una causa comune. Lavorare insieme per elaborare nuove soluzioni volte a proteggere ciò che abbiamo di più prezioso: la nostra salute e la nostra vita”. Così argomentava Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, appena due anni fa al vertice mondiale sulla salute.

 

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