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Cronicità: più fondi dal PNRR, ma peggiorano i LEA

In Italia oltre 24 milioni di persone, pari al 40,5% della popolazione, convivono con almeno una patologia cronica. Di queste, 12,2 milioni presentano due o più malattie, e il trend è in crescita costante. È il quadro tracciato dal nuovo rapporto “Equity Group Cronicità” elaborato da Salutequità, che analizza lo stato della presa in carico dei pazienti cronici e l’impatto delle riforme territoriali finanziate dal PNRR.

I dati del rapporto “Equity Group Cronicità”

Nonostante un incremento di risorse e investimenti significativi, i risultati dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) mostrano un peggioramento, soprattutto nelle componenti distrettuali. Una tendenza che mette in evidenza come l’aumento dei finanziamenti non si traduca automaticamente in un miglioramento dell’assistenza sul territorio.

La realizzazione delle infrastrutture previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza procede con ritardi significativi. Solo circa 660 “Case della Comunità” risultano attivate su 1723 programmate, e meno di una su dieci è pienamente operativa con tutti i servizi obbligatori. Anche la riorganizzazione delle Centrali Operative Territoriali (COT) e degli Ospedali di Comunità avanza lentamente, con forti differenze tra Nord e Sud. Ciò genera un sistema sanitario frammentato, dove l’accesso alle cure e la continuità assistenziale dipendono in larga misura dal luogo di residenza.

Il report sottolinea inoltre che i risultati dei LEA distrettuali sono peggiorati in 12 regioni su 21, segnale di una crisi strutturale dell’assistenza territoriale. Le criticità maggiori riguardano la carenza di personale sanitario, l’assenza di modelli di presa in carico integrata e il ritardo nell’attuazione della digital health e della telemedicina, strumenti centrali per la gestione delle patologie croniche in modo più efficiente e uniforme.

Salutequità invita quindi a un cambio di paradigma: occorre non solo finanziare, ma monitorare e valutare la capacità reale del sistema di migliorare l’equità nell’accesso e nella qualità delle cure. Viene ribadita la necessità di investire nella formazione e valorizzazione del personale, di potenziare la medicina di prossimità e di garantire la piena operatività delle nuove strutture territoriali. Senza questi interventi, si rischia di ampliare le disuguaglianze sanitarie e compromettere la sostenibilità stessa del sistema.

Per affrontare concretamente le criticità emerse dal rapporto, il Ministero della Salute e il ProMIS – Programma Mattone Internazionale Salute stanno lavorando in sinergia nell’ambito del Programma Nazionale “Equità nella Salute”, finanziato con le risorse del PNRR. Questo programma mira a ridurre le disuguaglianze sanitarie territoriali e sociali, promuovendo modelli di presa in carico più omogenei e orientati alla prossimità. Ministero della Salute e ProMIS stanno lavorando nella realizzazione di percorsi di capacity building rivolti alle Regioni, nel monitoraggio dell’attuazione delle riforme e nella diffusione di buone pratiche per rendere più equo l’accesso ai servizi territoriali.

Grazie a questa collaborazione, il Programma “Equità nella Salute” rappresenta un tassello strategico per tradurre gli investimenti del PNRR in risultati concreti per i cittadini, favorendo una sanità territoriale più integrata e sostenibile. L’obiettivo è garantire che gli interventi — dalle Case della Comunità alla telemedicina — non rimangano solo infrastrutture o sperimentazioni isolate, ma diventino parte di un sistema realmente capace di migliorare la qualità dell’assistenza per le persone con malattie croniche e di ridurre i divari regionali nei Livelli Essenziali di Assistenza.

 

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Scienze della vita: il Consiglio dell’UE punta a un ruolo guida per l’Unione

Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato il 30 settembre 2025 le Conclusioni su “A call for action on life sciences for the Union’s competitiveness”, riaffermando la volontà di fare dell’Europa il principale hub mondiale per le scienze della vita entro il 2030.

La decisione rientra nella più ampia strategia europea volta a rafforzare la sovranità sanitaria, attrarre investimenti, stimolare l’innovazione biotecnologica e consolidare la competitività industriale nel settore.

Scienze della vita: una priorità strategica per la competitività europea

Il Consiglio riconosce il ruolo centrale delle scienze della vita nel sostenere la salute pubblica, la transizione verde e digitale e la resilienza economica dell’UE.

Tra le principali azioni raccomandate figura la creazione di un “Life Sciences Investment Fund”, gestito dal Fondo europeo per gli investimenti (EIF), per mobilitare capitali pubblici e privati a sostegno di startup e PMI innovative.

Il documento sottolinea inoltre la necessità di rafforzare la ricerca clinica transnazionale, favorire la cooperazione tra Stati membri e valorizzare l’uso dei dati sanitari attraverso l’European Health Data Space (EHDS).

Un’attenzione specifica è dedicata allo sviluppo di terapie avanzate (ATMP) e alla futura proposta di European Biotech Act, destinata a semplificare le procedure normative e ad accelerare l’accesso all’innovazione.

Il Consiglio invita la Commissione europea e i governi nazionali a investire nelle competenze STEM, nel dialogo tra scienza e società e nella creazione di centri europei di eccellenza per la formazione e la ricerca nelle biotecnologie e nelle scienze della vita.

Viene infine incoraggiata una comunicazione scientifica più efficace e trasparente, capace di rafforzare la fiducia dei cittadini nella ricerca e nella regolamentazione europea.

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Strategia europea per le scienze della vita: i risultati della consultazione

La Commissione europea ha concluso la consultazione pubblica sulla futura Strategia per le scienze della vita, ricevendo 794 contributi da 28 Paesi nel corso delle quattro settimane di apertura della piattaforma “Have your Say”. I partecipanti provengono da 20 Stati membri – con una maggiore rappresentanza da Spagna, Belgio, Germania, Paesi Bassi e Austria – e da 8 Paesi extra UE, tra cui Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera.

Oltre ai cittadini, hanno risposto università, centri di ricerca, ONG, aziende, associazioni di categoria e autorità pubbliche, dimostrando un forte interesse trasversale verso un settore ritenuto sempre più strategico.

Le priorità trasversali: innovazione, competenze, sostenibilità

Dalla prima analisi dei dati emergono alcuni temi ricorrenti, ritenuti prioritari per il futuro sviluppo delle scienze della vita in Europa:

  • Trasferimento tecnologico e applicazione concreta dei risultati della ricerca
  • Accesso a finanziamenti adeguati e attrazione di investimenti
  • Quadro normativo chiaro e tutela della proprietà intellettuale
  • Formazione, competenze avanzate e valorizzazione dei talenti
  • Potenziamento di infrastrutture, uso strategico dei dati e dell’intelligenza artificiale
  • Transizione ecologica della ricerca e dei settori industriali
  • Fiducia dei cittadini nella scienza e coinvolgimento pubblico
Focus salute: ricerca, tecnologie e patologie rare

Tra i settori specifici, la salute è risultata uno degli ambiti più menzionati. I contributi raccolti sottolineano l’importanza di:

  • Accelerare la ricerca biomedica, anche attraverso partenariati pubblico-privati
  • Promuovere l’accesso equo alle innovazioni sanitarie, incluse tecnologie digitali e medicina personalizzata
  • Migliorare l’integrazione tra ricerca, clinica e industria per ridurre i tempi di transizione laboratorio-territorio
  • Sostenere la ricerca sulle malattie rare, con particolare riferimento alle patologie neurodegenerative con accumulo di ferro nel cervello (NBIA), oggetto di numerosi contributi

La salute viene quindi confermata come uno dei pilastri della strategia, in connessione con la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale.

Next steps: pubblicazione della strategia prevista per l’estate 2025

I risultati della consultazione saranno analizzati insieme ai contributi ricevuti da organismi nazionali e agenzie competenti. La nuova strategia – annunciata dalla Presidente Ursula von der Leyen nelle sue linee politiche e inclusa nel Competitiveness Compass – sarà uno strumento chiave per rafforzare la competitività dell’UE nel campo delle scienze della vita e promuovere soluzioni sicure, sostenibili e inclusive.

L’adozione del documento strategico è attesa nell’estate del 2025.

 

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Pubblicato l’European Innovation Council Impact Report 2025

DI COSA PARLA IL REPORT

L’impressionante record di investimenti del Fondo EIC

  • Il Fondo EIC è emerso come uno dei principali investitori tecnologici early-stage in Europa. Ha completato oltre 150 round di investimento in start-up e PMI, nell’ambito di Horizon Europe, di cui 60 solo nel 2024.
  • Il Fondo ha inoltre attratto più di 2,6 miliardi di euro in co-investimenti in round azionari diretti, principalmente da parte di investitori privati, pari a oltre 3 euro di investimenti aggiuntivi per ogni euro di investimenti diretti del Fondo EIC dalla sua istituzione nel 2020.

Accelerare la crescita delle start-up

  • L’EIC è stato determinante nell’accelerare la traiettoria di crescita delle start-up. Oltre 70 società sostenute dall’EIC hanno raggiunto lo status di “centauro”, con valutazioni superiori a 100 milioni di euro, e sei di queste società sono valutate oltre 500 milioni di euro.
  • In media, le aziende sostenute dall’EIC registrano un aumento del 50% dell’occupazione e del fatturato entro due anni dal ricevimento del premio EIC.
  • Grazie ai servizi di accelerazione delle imprese dell’EIC, sono stati facilitati 230 accordi commerciali con aziende, investitori, committenti e altri partner.

Creare una pipeline di nuove tecnologie

  • L’EIC ha svolto un ruolo fondamentale nel generare nuove tecnologie dalla base di ricerca europea. I progetti EIC Pathfinder e Transition hanno generato oltre 1300 innovazioni e hanno portato alla creazione di più di 100 imprese spinout.
  • Tra questi vi sono quasi 100 progetti che stanno commercializzando i risultati del Consiglio europeo della ricerca, a dimostrazione del ruolo dell’EIC nel tradurre la ricerca in innovazioni pronte per il mercato.

 

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ERRIN: il ruolo chiave degli ecosistemi di innovazione regionale per la competitività europea

Rilanciare la competitività europea attraverso gli ecosistemi regionali: auesto è l’obiettivo di ERRIN (European Regions Research and Innovation Network), che ha pubblicato un nuovo documento intitolato “Connected regional innovation ecosystems – key for Europe’s competitiveness”. Nel documento si evidenzia il ruolo strategico degli ecosistemi di ricerca e innovazione nel futuro bilancio UE post-2027.

Il paper si inserisce nella lista di pubblicazioni denominate “Towards the 10th Framework Programme” (FP10), e offre una visione più ampia sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (MFF) dell’UE, in un momento in cui il dibattito sulla competitività e la resilienza europea si fa sempre più centrale.

L’importanza degli ecosistemi di innovazione territoriali

Sebbene l’importanza degli ecosistemi di innovazione sia stata riconosciuta in documenti chiave come i rapporti Draghi e Heitor, manca ancora una chiara valorizzazione della loro dimensione territoriale. ERRIN sottolinea come la connessione tra ecosistemi locali sia essenziale per rafforzare la competitività europea, migliorare la resilienza del sistema e garantire un’autonomia strategica duratura. La collaborazione tra ecosistemi regionali permette infatti di ottimizzare risorse e competenze, sviluppando soluzioni innovative in modo più efficiente.

Il paper analizza inoltre i programmi e gli strumenti attuali che supportano la collaborazione tra ecosistemi, come l’iniziativa European Innovation Ecosystems (EIE) e il programma Regional Innovation Valleys. Pur avendo dimostrato la loro efficacia nel rafforzare le catene del valore e nell’integrare gli attori dell’innovazione a livello regionale, queste iniziative restano frammentate, sottofinanziate e prive di una continuità strutturale.

Raccomandazioni di ERRIN per il futuro bilancio UE

ERRIN propone quattro raccomandazioni chiave per il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale e il FP10:

  • Un quadro chiaro per gli ecosistemi R&I territoriali, semplificando e integrando il panorama dei finanziamenti UE.
  • Sostegno agli ecosistemi di innovazione locali attraverso FP10 e il Competitiveness Fund, rafforzando iniziative come le Regional Innovation Valleys.
  • Maggiore inclusività per colmare il divario dell’innovazione, favorendo la collaborazione tra ecosistemi avanzati ed emergenti.
  • Un approccio territoriale per la competitività, con investimenti mirati e una migliore coordinazione tra i livelli di governo.

 

Per approfondire, è possibile consultare il documento completo al seguente LINK.

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L’OMS ottiene 1 miliardo di dollari nel primo round di investimenti europeo

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ricevuto quasi 1 miliardo di dollari in nuovi e confermati impegni di finanziamento da parte di paesi europei, fondazioni e partner sanitari globali all’evento di firma del round di investimento dell’OMS durante il World Health Summit di Berlino. L’evento ha sottolineato l’importanza di garantire finanziamenti sostenibili per la missione dell’OMS di migliorare i risultati sanitari globali.

Gli impegni dell’OMS

Tra gli impegni degni di nota c’è l’impegno della Germania di quasi 400 milioni di dollari nei prossimi quattro anni, inclusi 260 milioni di dollari in nuovi finanziamenti volontari. Il cancelliere Olaf Scholz ha sottolineato la necessità di finanziamenti sostenibili e flessibili per consentire all’OMS di pianificare in anticipo e rispondere rapidamente alle crisi sanitarie. Altri contributi significativi sono arrivati dalle fondazioni sanitarie globali, con Wellcome che ha promesso 50 milioni di dollari e varie altre organizzazioni, tra cui la Gates Foundation e le aziende farmaceutiche, che hanno fornito contributi considerevoli.

L’evento ha anche evidenziato il sostegno di 16 governi africani, con il ministro della Salute della Mauritania, in rappresentanza dell’Unione Africana, che ha ribadito l’impegno del continente nei confronti della missione dell’OMS. Ulteriori impegni sono stati annunciati da Francia, Spagna, Regno Unito e altre organizzazioni filantropiche.

Questo evento segna una fase critica nell’Investment Round dell’OMS, mirato a garantire finanziamenti stabili per il Quattordicesimo Programma di lavoro generale dell’organizzazione (2025-2028), che è stato approvato dai 194 stati membri dell’OMS all’inizio di quest’anno. Il programma mira a promuovere l’equità sanitaria globale e ad affrontare urgenti sfide sanitarie in tutto il mondo.

Il direttore generale dell’OMS, il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ringraziato i donatori, riconoscendo la tensione delle priorità globali in competizione, e sollecitando un continuo supporto per garantire la preparazione dell’OMS per future emergenze sanitarie. Il processo dell’Investment Round continuerà al Summit del G20 il mese prossimo, dove si prevede che ulteriori impegni rafforzeranno la capacità dell’OMS di affrontare urgenti problemi sanitari globali.

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Commissione UE: nuova consultazione sullo Spazio Europeo della Ricerca – ERA

Nel settembre 2020 la Commissione Europea ha adottato una comunicazione dal titolo “Un nuovo ERA per la ricerca e l’innovazione”, che descrive una nuova visione per uno Spazio europeo della ricerca (ERA) più forte, basata su quattro priorità:

  • dare priorità agli investimenti e alle riforme;
  • migliorare l’accesso all’eccellenza;
  • tradurre i risultati di R&I in ambito economico;
  • approfondire l’ERA.

Quattro anni dopo, la Commissione intende pubblicare una nuova comunicazione che esamini i progressi compiuti in questi settori e individui le sfide ancora da affrontare.

A tal proposito, la Commissione europea ha lanciato una nuova consultazione offrendo a cittadini, organizzazioni e stakeholders l’opportunità di esprimere la propria opinione sulla comunicazione “Spazio europeo della ricerca – Il nuovo ERA quattro anni dopo: risultati, insegnamenti tratti e prospettive future”.

La nuova Comunicazione sull’ERA

Tale iniziativa mira a consolidare i successi raggiunti, identificare le sfide ancora aperte e definire le prossime tappe per rafforzare ulteriormente la cooperazione scientifica tra gli Stati membri. I contributi raccolti supporteranno la preparazione di una nuova Comunicazione sull’ERA che analizzi i progressi compiuti e le sfide ancora da affrontare, contribuendo così a definire il percorso per le future azioni. La consultazione sarà disponibile fino al 30 settembre 2024.

I feedback saranno essenziali per perfezionare ulteriormente l’iniziativa e garantire che le strategie future rispondano alle necessità emergenti nel campo della ricerca e dell’innovazione.

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Parlamento UE: briefing su Ricerca e Innovazione nei PNRR

Prioritizzare politicamente la Ricerca e l’Innovazione è essenziale per mantenere la competitività tecnologica dell’UE e per assicurare prosperità e sostenibilità economica, sociale e ambientale. Nonostante ciò, una delle principali difficoltà resta l’insufficienza degli investimenti in questo settore, una questione che interessa tutti gli Stati membri europei.

L’Iniziativa di Next Generation EU

Per stimolare gli investimenti in R&I, l’UE ha fissato l’ambizioso traguardo di dedicare il 3% del PIL alle spese per la ricerca e l’innovazione. In questo contesto, il programma Next Generation EU (NGEU) e il suo principale strumento, il dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF), giocano un ruolo fondamentale. Questi strumenti offrono finanziamenti supplementari che consentono agli Stati membri di potenziare i loro ecosistemi di R&I attraverso i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Ogni Stato membro, nell’elaborare il proprio PNRR, ha dovuto rispondere a specifiche raccomandazioni del semestre europeo, focalizzandosi sulle transizioni verde e digitale. Per accedere ai fondi, è stato necessario raggiungere determinati obiettivi e traguardi legati alle iniziative proposte. Complessivamente, il RRF destina oltre 47 miliardi di euro a progetti di R&I, anche se l’approccio e l’allocazione delle risorse variano notevolmente tra i vari paesi.

Esempi di Iniziative e Opportunità di Finanziamento nei pnrr

Un recente rapporto ha analizzato sei iniziative specifiche di investimento e riforma nel settore della R&I, tratte dai PNRR nazionali. Gli esempi hanno l’obiettivo di integrare lo Spazio europeo della ricerca. Ogni caso di studio è stato associato a una delle sei linee guida politiche di R&I stabilite dalla Commissione europea, dimostrando l’ampiezza e la diversità delle azioni intraprese.

Il rapporto ha inoltre evidenziato altre possibilità di finanziamento per la R&I, all’interno del quadro finanziario pluriennale tradizionale. Gli esperti ritengono che Next Generation EU possa contribuire in modo significativo a ridurre il divario di innovazione e a migliorare i livelli di investimento tra gli Stati membri, facilitando così il raggiungimento dell’obiettivo comunitario del 3%.

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CdR: Città e regioni chiedono finanziamenti UE per l’innovazione locale

Nel corso del dibattito della plenaria del Comitato delle Regioni (CdR), svoltosi a Bruxelles lo scorso 19 giugno (con focus su elezioni, agricoltura e clima)i membri del Comitato hanno riportato gli esempi di successo a sostegno degli ecosistemi regionali di innovazione. Tra questi, si sono evidenziate le Regional Innovation Valleys – RIV, di recente creazione, che si stanno già dimostrando efficaci nel migliorare la competitività, la resilienza e la coesione economica e sociale.

GLI ESITE DELLA PLENARIA DEL CDR

La politica di coesione dell’UE e il programma quadro Horizon Europe sono i principali strumenti finanziari a sostegno della ricerca e dell’innovazione nell’UE, anche a livello regionale e locale. Nel dibattito con i commissari responsabili di questi strumenti di investimento, i membri del CdR hanno condiviso la loro esperienza dal campo e le loro opinioni sulle priorità strategiche per gli investimenti nell’innovazione nel prossimo decennio.

I leader regionali e locali hanno chiesto che la politica di coesione e il programma Horizon Europe non vengano indeboliti nelle riforme future, poiché forniscono un approccio locale all’innovazione, assicurano la resilienza regionale e migliorano la competitività dell’UE. Il prossimo periodo di programmazione dell’UE, oltre il 2027, dovrebbe quindi garantire la continuità delle due politiche e dei flussi di finanziamento, evitando qualsiasi taglio di bilancio.

I membri hanno anche chiesto un migliore coordinamento tra la pianificazione della coesione e dell’innovazione, utilizzando tutti i mezzi disponibili per renderne più efficace la promozione basata sul territorio.

Durante il dibattito plenario, Elisa Ferreira (Commissaria europea per la Coesione e le riforme) e Iliana Ivanova (Commissaria europea responsabile per l’Innovazione e la ricerca), hanno annunciato l’elenco delle regioni nominate per le Regional Innovation Valleys (RIV). Questa iniziativa sostenuta dal Comitato europeo delle regioni mira a creare una comunità di regioni e città che collaborano sulla base delle loro strategie di specializzazione intelligente per risolvere le sfide locali e aumentare la competitività europea.

Le RIV sono state elogiate come un esempio molto concreto di supporto all’innovazione e alla competitività locale, grazie al buon coordinamento e alle sinergie raggiunte tra i fondi di coesione e innovazione. Il CdR ha chiesto che questo progetto venisse continuato e ampliato, rendendo le RIV uno strumento di finanziamento permanente.

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Unione Europea: investimenti strategici nel settore della Ricerca e Innovazione

In un’intervista a Science Business, la Commissaria europea per la Ricerca, Iliana Ivanova, ha delineato gli obiettivi che l’Unione europea dovrà raggiungere nel campo della Ricerca e Innovazione – R&I, in vista del Next Framework Programme (FP10).

In particolare, è stata sottolineata l’importanza di avviare discussioni aperte riguardo alle priorità strategiche dell’UE e la necessità di aumentare gli investimenti nel settore della Ricerca e Innovazione per garantire la competitività europea nel panorama globale.

Ivanova, che ha assunto l’incarico di commissaria lo scorso settembre, ha stabilito le sue priorità per il mandato rimanente, concentrando gli sforzi su una solida programmazione finanziaria per la ricerca. Tuttavia, la situazione economica attuale, influenzata da eventi come l’invasione russa dell’Ucraina, ha portato a tagli di bilancio significativi, complicando ulteriormente il finanziamento per la ricerca.

L’Unione europea è, infatti, ancora lontana dall’obiettivo del 3% del PIL destinato alla ricerca e all’innovazione, con l’ultimo dato del 2022 che mostra una media del 2,24%. Come risposta a questa situazione l’UE ha proposto di:

  • semplificare l’accesso ai finanziamenti di Horizon Europe, soprattutto per le piccole imprese e i ricercatori alle prime armi;
  • aumentare il finanziamento “lump sum” come alternativa alla rendicontazione dei costi, con l’obiettivo di rendere i finanziamenti più accessibili e meno burocratici;
  • tradurre e commercializzare in modo più efficace i risultati della ricerca europea per rendere l’UE più competitiva sul mercato globale, specialmente in settori cruciali come l’intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche e i semiconduttori.

Un ruolo importante in questo contesto lo gioca il programma Widening, progettato per sostenere la ricerca nei paesi con sistemi di ricerca meno sviluppati, anche se il programma necessiterà comunque di un impegno maggiore da parte degli Stati membri a livello nazionale.

Infine, la Commissaria Ivanova ha menzionato la possibile integrazione della ricerca a doppio uso (militare/civile) nei futuri programmi di finanziamento e ha espresso l’auspicio che gli Stati membri riconoscano l’importanza strategica degli investimenti in ricerca e innovazione, indipendentemente dalle loro applicazioni potenziali nel settore militare.

 

Per maggiori informazioni sull’intervista rilasciata dalla Commissaria europea per la Ricerca Iliana Ivanova, si prega di consultare il seguente LINK.