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Studio OMS: la telemedicina migliora l’assistenza ai malati di demenza

Un nuovo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenzia come la telemedicina e gli strumenti di telesalute possano rappresentare un supporto concreto e crescente per le persone con demenza e per i loro caregiver.

Lo studio, intitolato “An overview of reviews on telemedicine and telehealth in dementia care: evidence across clinical, psychological, behavioral, social, and economic domains. Applicability of telemedicine in dementia care”, chiarisce la distinzione tra i concetti di “telemedicina” e “telesalute”.

La telemedicina, secondo la definizione dell’OMS, rappresenta “l’erogazione di servizi sanitari in cui la distanza è un fattore critico, da parte di tutti gli operatori sanitari che utilizzano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per lo scambio di informazioni valide per la diagnosi, il trattamento e la prevenzione di malattie e infortuni, il tutto nell’interesse del miglioramento della salute degli individui e delle loro comunità”.

La telesalute – di cui la telemedicina è una componente – include anche strumenti digitali non strettamente clinici (come promemoria per i farmaci, sistemi di monitoraggio e soluzioni di supporto quotidiano) e ha una finalità principalmente “educativa”, insieme alle diverse applicazioni in cui le tecnologie dell’informazione e della comunicazione vengono utilizzate per migliorare i servizi sanitari.

L’analisi mostra come l’integrazione delle tecnologie digitali all’interno di comunità inclusive e ambienti “age-friendly” possa ridurre depressione, ansia e senso di isolamento sociale, migliorando significativamente qualità di vita, sicurezza e partecipazione. Il rapporto sottolinea, inoltre, che la telemedicina è più efficace quando affiancata da un forte sostegno comunitario – soprattutto nelle aree rurali – al fine di contribuire a mantenere le persone con demenza attive all’interno del proprio contesto sociale.

Il documento, basato su quasi 100 revisioni sistematiche e circa 3000 studi, segnala anche la necessità di rafforzare la ricerca per guidare un’implementazione efficace e inclusiva delle soluzioni digitali.

Telemedicina per l’inclusione e la sicurezza

Secondo lo studio OMS, la popolazione europea sta invecchiando rapidamente: entro il 2050 le persone con più di 80 anni raddoppieranno e aumenterà di conseguenza la domanda di servizi di cura.

Le tecnologie digitali possono svolgere un ruolo chiave nel rispondere a questa sfida, non solo facilitando la gestione dei sintomi della demenza, ma anche rafforzando indipendenza, dignità e connessione sociale.

Tra i benefici osservati rientrano la riduzione dello stress dei caregiver, il miglioramento del benessere psicologico e un significativo incremento della sicurezza domestica, con una diminuzione delle cadute in casa fino al 63%.

Restano tuttavia alcune criticità, tra cui affaticamento e difficoltà d’uso degli strumenti digitali da parte di utenti meno esperti, evidenziando l’importanza di soluzioni accessibili e progettate per tutte le età e tutti i livelli di alfabetizzazione tecnologica.

L’approccio delineato dallo studio si inserisce nel quadro del Regional Digital Health Action Plan for the WHO European Region 2023-2030, che promuove strumenti digitali centrati sulla persona e scalabili a livello nazionale e regionale.

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21 settembre: Giornata Mondiale dell’Alzheimer

La Giornata Mondiale dell’Alzheimer si celebra ogni anno il 21 settembre e, nell’ambito del più ampio World Alzheimer’s Month, la campagna 2025 incoraggia le persone a porre domande su demenza e Alzheimer per accrescere consapevolezza, ridurre pregiudizi e facilitare percorsi di cura e supporto. L’Alzheimer è una malattia cerebrale che provoca un lento declino della memoria, del pensiero e delle capacità di ragionamento.

La Giornata Mondiale dell’Alzheimer 2025

Il tema 2025, “Ask About Dementia”, invita al dialogo su Alzheimer e altre demenze per ridurre lo stigma, favorire la diagnosi precoce e migliorare l’assistenza.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel mondo vivono oltre 55 milioni di persone con demenza, con quasi 10 milioni di nuovi casi ogni anno; la maggior parte dei Paesi sarà sempre più coinvolta dall’aumento dei casi legato all’invecchiamento della popolazione. Le evidenze sottolineano la necessità di:

La campagna 2025, promossa da Alzheimer’s Disease International (ADI) nell’ambito del World Alzheimer’s Month, si concentra inoltre sulle azioni pratiche per sostenere le persone con demenza e i loro caregiver: informazione, dialogo con i professionisti sanitari, riduzione dello stigma e miglior accesso ai servizi locali. ADI pubblicherà e promuoverà il World Alzheimer Report 2025, che ha come focus la riabilitazione e il miglioramento della qualità di vita dopo la diagnosi.

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Rapporto globale OMS: Maggiore connessione sociale per migliorare la salute pubblica

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un policy brief che evidenzia come il rafforzamento dei legami sociali rappresenti una priorità globale di salute pubblica.

In particolare, il documento sottolinea che l’isolamento sociale e la solitudine colpiscono una persona su quattro a livello globale aumentando significativamente il rischio di numerosi problemi di salute, tra cui malattie cardiovascolari, ictus, ansia, depressione e demenza.

Il rapporto dell’OMS: fattori di richiscio e raccomandazioni per MIGLIORARE LA CONNESSIONE SOCIALE

Il documento “From loneliness to social connection” evidenzia come una carente rete sociale aumenti del 30% il rischio di morte precoce, comportando anche gravi implicazioni economiche dovute a maggiori spese sanitarie, perdita di produttività e conseguenze sulla salute mentale. Il report segnala che la mancanza di legami sociali può essere dannosa quanto altri fattori di rischio noti, con un impatto paragonabile a quello del fumo, dell’obesità o dell’inquinamento atmosferico.

Inoltre, il policy brief sottolinea che investire in iniziative che favoriscono le connessioni sociali, come spazi pubblici accessibili, servizi di supporto comunitario e la promozione della partecipazione civica, rappresenta una strategia efficace e sostenibile per rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari.

Tra le principali raccomandazioni del documento si citano:

  • riconoscere la rete sociale come determinante fondamentale della salute;
  • adottare approcci multisettoriali per promuovere legami sociali in tutte le fasi della vita;
  • sviluppare politiche pubbliche e ambienti di vita che incentivino l’inclusione e le relazioni sociali;
  • integrare la prevenzione della solitudine nei servizi sanitari, educativi e comunitari.

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Salute mentale

Alzheimer, prime linee guida europee per una diagnosi precoce

Sono state pubblicate sulla rivista The Lancet Neurology le prime raccomandazioni intersocietarie europee per la diagnosi precoce dei disturbi neurocognitivi, coordinate da esperti dell’Università di Genova – IRCCS Ospedale Policlinico San Martino,  dell’Università di Ginevra e dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia.

Queste linee guida, studiate da 22 esperti internazionali afferenti alle 11 maggiori Società scientifiche europee nel campo della neurologia, psicogeriatria, radiologia e medicina nucleare, rappresentano un passo avanti fondamentale, frutto di una nuova concezione del percorso diagnostico focalizzato sul paziente e i suoi sintomi. Questo documento rivoluziona il mondo della salute mentale poiché permetterà di arrivare prima a dare un nome al problema di chi manifesta i primi segni di un deterioramento cognitivo, riconoscendo se si tratti di Alzheimer o di un’altra forma di demenza.

Un percorso diagnostico EUROPEO personalizzato per la diagnosi precoce di Alzheimer

Il percorso diagnostico è stato sviluppato sulla base della letteratura scientifica e dell’esperienza pratica degli specialisti. Dopo aver esaminato i disturbi del paziente e aver effettuato test cognitivi e una risonanza magnetica cerebrale, lo specialista può utilizzare queste raccomandazioni per:

  • classificare il caso partendo da 11 possibili combinazioni di manifestazioni cliniche;
  • testare i biomarcatori adeguati utilizzando i test raccomandati dagli esperti internazionali: puntura lombare, PET amiloide, PET fluorodesossiglucosio, DAT-SCAN, SPECT MIBG e PET tau.

In un prossimo futuro, quando a questi esami sarà verosimilmente possibile associare anche l’utilizzo di biomarcatori rilevabili nel sangue, l’iter previsto da queste nuove raccomandazioni potrebbe ridurre fino al 70% gli esami strumentali inutili per diagnosi precise, affidabili e tempestive che allo stesso tempo ridurranno i costi per il Servizio sanitario.

Superare l’approccio incentrato sui biomarcatori

L’obiettivo del percorso diagnostico è quello di superare gli attuali limiti delle raccomandazioni e delle linee guida relative alla diagnosi della malattia di Alzheimer. Queste si concentrano principalmente sulla malattia stessa o sui biomarcatori, piuttosto che sulla persona interessata.

Infatti, la maggior parte di queste raccomandazioni non tiene conto delle numerose opzioni diagnostiche disponibili e dell’esistenza di diversi test che possono essere eseguiti contemporaneamente o in sequenza. Pertanto, nella pratica clinica, la scelta del biomarcatore è spesso influenzata più da considerazioni organizzative e logistiche che da fattori clinici.

Queste nuove raccomandazioni dovranno essere periodicamente aggiornate in base ai progressi scientifici, e sono consigliate per gli individui al di sotto dei 70 anni seguiti nei Centri per i disturbi cognitivi e le demenze e da valutare caso per caso per i pazienti con più di 70 anni. Nel prossimo futuro si spera che possano essere integrate con l’impiego dell’analisi di specifici biomarcatori nel sangue, a oggi disponibili solo per la ricerca scientifica e in fase di approvazione per l’uso clinico.

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UE della Salute: impegno nella lotta alla demenza

Nel corso della 33° Conferenza Europea sull’Alzheimer, tenutasi lo scorso 16 ottobre, la Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare della Commissione Europea, Stella Kyriakides, ha pronunciato un significativo discorso. Tale discorso ha posto l’accento sull’importanza di affrontare con determinazione il flagello delle malattie legate alla demenza, sottolineando il concreto impegno dell’Unione Europea in questa sfida.

Combattere la demenza: le iniziative UE

Il discorso ha ribadito la solidarietà dell’UE nella costruzione di una robusta Unione Europea della Salute, con l’obiettivo fondamentale di migliorare il benessere di tutti i cittadini europei. In questo contesto, è stata menzionata l’adozione, nel mese di giugno, di un approccio olistico alla salute mentale, che contempla ben venti iniziative chiave con un valore complessivo di oltre un miliardo di euro.

Queste iniziative nel campo della demenza comprendono ambiti cruciali come la prevenzione, la diagnosi precoce, la ricerca sulla salute cerebrale e la lotta contro stereotipi e discriminazioni.

Il discorso ha altresì evidenziato l’iniziativa “Healthier Together,” già adottata nell’anno precedente, mettendo l’accento in modo particolare sulla salute mentale e sui disturbi neurologici. L’importanza di rendere le società e le comunità più inclusive e attente alle esigenze delle persone affette da demenza è stata sottolineata con vigore.

Inoltre, sono state messe in luce le iniziative finalizzate a promuovere la salute, prevenire le malattie non trasmissibili e garantire il benessere cerebrale, accessibili tramite il portale delle migliori pratiche dell’UE.

Al fine di assicurare il successo di queste politiche, il discorso ha posto in risalto il sostegno finanziario fornito attraverso il programma EU4Health, con un considerevole investimento di milioni di euro destinati a iniziative volte a implementare le migliori pratiche e a promuovere la collaborazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea.

Infine, è stato sottolineato che la gestione delle problematiche legate alla salute mentale non può gravare esclusivamente sulle spalle dei governi e delle autorità sanitarie pubbliche. È imperativo coinvolgere attivamente le persone affette da demenza e le loro famiglie nella definizione delle politiche e nella ricerca volta a migliorare la diagnosi e le cure.

Il discorso si è concluso con un caloroso appello alla cooperazione e all’impegno comuni per promuovere la qualità delle cure, delle politiche e della ricerca riguardanti la demenza.

 

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21 settembre: Giornata mondiale dell’Alzheimer 2023

La Giornata mondiale dell’Alzheimer nasce per promuovere iniziative dedicate alla conoscenza e alla diffusione delle informazioni sulla malattia.

 

La malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza. Insorge più frequentemente dopo i 65 anni di età e colpisce più spesso le donne. Come tutte le forme di demenza comporta un progressivo decadimento delle funzioni cognitive, a cominciare dalla memoria.

 

Nel mondo, secondo i dati dell’OMS, oltre 55 milioni di persone convivono con la demenza, una delle principali cause di disabilità e non autosufficienza tra le persone anziane. Un dato importante, ancora più eclatante in quanto cresce su base giornaliera, con previsioni che raggiungono i 78 milioni entro il 2030. L’OMS stima che la Malattia di Alzheimer e le altre demenze rappresentano la settima causa di morte nel mondo. In Italia secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) circa 1.100.000 persone soffrono di demenza (di cui il 50-60% sono malati di Alzheimer, circa 600mila persone).

 

L’adozione di stili di vita salutari (corretta alimentazione, svolgimento di regolare attività fisica, non fumare e non abusare di alcol) che contengono il rischio di sviluppare diabete, obesità, ipertensione possono svolgere, secondo la comunità scientifica, un ruolo nel diminuire il rischio di sviluppare alcune forme di demenza. Le linee guida WHO (2019) RISK REDUCTION OF COGNITIVE DECLINE AND DEMENTIA forniscono infatti raccomandazioni basate sull’evidenza sui comportamenti e sugli interventi nello stile di vita per ritardare o prevenire il declino cognitivo e la demenza.

 

In Italia per la protezione sociale delle persone affette da demenza e per garantire la diagnosi precoce e la presa in carico tempestiva delle persone affette da malattia di Alzheimer, è stato istituito dalla Legge 30 dicembre 2020, n. 178 (comma 330, 331 e 332) il Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2021-2023.

 

Per maggiori informazioni sulla giornata mondiale si prega di consultare il seguente LINK.

 

Per maggiori informazioni sullo status quo italiano e sulle dichiarazioni della Federazione Alzheimer Italia si prega di consultare il seguente LINK.

 

Per accedere al World Alzheimer Report 2023, disponibile dal 21 settembre, è accessibile presso il seguente LINK.