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CARMEN2026: bando transnazionale per la medicina personalizzata di EP PerMed

Le organizzazioni di finanziamento di EP PerMed hanno concordato il lancio del bando transnazionale congiunto 2026 (JTC2026) “Medicina personalizzata per le malattie cardiovascolari, metaboliche e renali” (Personalised Medicine for CARdiovascular, MEtabolic, and kidNey diseases – CARMEN2026), cofinanziato dall’Unione Europea, per finanziare progetti di ricerca multinazionali e innovativi nel campo della medicina personalizzata, che riunirà team di ricerca accademici, clinici/di sanità pubblica e privati, migliorando così la competitività in Europa e oltre in questo settore. Il JTC2026 sarà condotto simultaneamente dalle organizzazioni finanziatrici partecipanti nelle rispettive regioni/paesi.

CARMEN2026

La call Personalised Medicine for CARdiovascular, MEtabolic, and kidNey diseases (CARMEN2026) avrà un budget di circa 38 milioni di euro. Le tempistiche previste (ma non ancora ufficiali) vedono il 25 novembre 2025 come data di apertura della call ed il 10 febbraio 2026 come deadline per la presentazione delle proposte preliminari.

Tramite CARMEN2026, EP PerMed finanzierà progetti di ricerca nel campo della salute umana su strategie terapeutiche personalizzate innovative per pazienti affetti da malattie cardiovascolari, metaboliche o renali. I progetti di ricerca possono concentrarsi su una singola malattia o esplorare queste patologie in combinazione. Le proposte devono affrontare uno o più dei seguenti aspetti:

  • Approcci terapeutici personalizzati innovativi;
  • monitoraggio della risposta al trattamento nei pazienti al fine di personalizzare i percorsi terapeutici;
  • previsione precoce del rischio di malattia e prevenzione del peggioramento della malattia o delle comorbilità.

Gli obiettivi generali di EP PerMed sono:

  • Incoraggiare e consentire collaborazioni interdisciplinari, ovvero ricerche che coinvolgono più attori, coinvolgendo una serie di discipline pertinenti quali la ricerca preclinica e clinica, la bioinformatica/informatica sanitaria/ricerca sui dati, la ricerca ELSA, la ricerca sull’attuazione o la ricerca sull’economia sanitaria collegata al tema di ricerca proposto, compresa l’analisi dal punto di vista dell’utente finale;
  • incoraggiare le collaborazioni intersettoriali, coinvolgendo il settore privato, nonché le agenzie di regolamentazione/HTA (valutazione delle tecnologie sanitarie) e le organizzazioni di pazienti.

Stanno partecipando alla creazione della call CARMEN2026 27 nazioni tra cui l’Italia che vede come partecipanti: il Ministero della Salute, la Regione Toscana e la Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB) (la decisione finale sulla partecipazione quest’ultima è ancora in sospeso).

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Il Consiglio adotta le raccomandazioni specifiche per paese: il punto sull’Italia

Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato ufficialmente le raccomandazioni specifiche per Paese nel contesto del Semestre europeo 2025, confermando le proposte presentate dalla Commissione nel Pacchetto di primavera.

Per l’Italia, il documento approvato evidenzia priorità fondamentali: consolidamento fiscale, miglioramento della competitività, rafforzamento della coesione sociale e attuazione completa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Le raccomandazioni specifiche per paese: il punto sull’Italia

Tra le principali raccomandazioni: riforme strutturali per ridurre il debito, razionalizzare la spesa pubblica, contrastare l’evasione fiscale, migliorare la produttività, potenziare la formazione professionale e semplificare le politiche di investimento pubblico, anche attraverso il pieno utilizzo di fondi UE come InvestEU e STEP.

Il Consiglio sottolinea inoltre come persistano ostacoli significativi in ambiti chiave del welfare, tra cui assistenza sanitaria e farmaceutica. Le raccomandazioni rivolte all’Italia includono:

  • promuovere la concorrenza nell’acquisto di farmaci, in particolare biosimilari;
  • ampliare l’accreditamento delle strutture private al sistema sanitario pubblico;
  • migliorare la copertura dei servizi di assistenza all’infanzia e a lungo termine, anche per ridurre disparità territoriali;
  • affrontare le carenze di personale sanitario e formativo, con strategie mirate a colmare il mismatch tra domanda e offerta di competenze.

L’analisi del Consiglio mette in luce anche la necessità di contrastare la segmentazione del mercato del lavoro, che incide negativamente sulla qualità del lavoro nei settori della salute e dell’assistenza, e di migliorare l’accesso a servizi equi, efficaci e sostenibili in tutto il territorio nazionale.

Le raccomandazioni esortano inoltre l’Italia ad accelerare l’attuazione del PNRR, compreso il capitolo REPowerEU, e dei programmi della politica di coesione (FESR, JTF, FSE+). Si richiede inoltre un rafforzamento della capacità amministrativa locale e una maggiore efficacia della giustizia e delle politiche per l’innovazione e la transizione digitale.

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Interreg: aperta la terza call del programma Italia-Croazia

Il Programma Interreg VI-A Italia–Croazia ha lanciato la terza Call for Proposals, aperta dal 7 maggio all’8 luglio 2025 (ore 14:00 CET), con una dotazione complessiva di 34.759.000 euro di fondi FESR.

Il bando è rivolto sia a Small-Scale Projects sia a Standard Projects, che dovranno concentrarsi su obiettivi specifici (SO) definiti dal programma:

  • Small-Scale Projects: SO 2.2, 4.1, 5.1
  • Standard Projects: SO 1.1, 2.1, 2.2, 3.1, 4.1, 5.1

La Call ha un approccio mirato, con l’obiettivo di colmare le lacune tematiche emerse nelle precedenti tornate. Ogni proposta dovrà essere congiuntamente sviluppata e attuata da partner italiani e croati, valorizzando l’approccio transfrontaliero.

Caratteristiche principali della Call Interreg

Per quanto riguarda i progetti Standard, è richiesto un partenariato minimo di 3 soggetti (di cui almeno uno italiano e uno croato), fino a un massimo di 8 partner. La durata dei progetti deve essere compresa tra 24 e 30 mesi, con un contributo FESR pari all’80% dei costi. Il budget per ciascun progetto può variare da 500.000 euro a 2.200.000 euro, a seconda dell’obiettivo specifico scelto. L’avvio indicativo delle attività è previsto per il terzo trimestre del 2026.

Per i progetti Small-Scale, sono richiesti almeno 2 partner (uno per ciascun Paese), fino a un massimo di 4 partecipanti. La durata deve essere compresa tra 12 e 18 mesi, con un contributo FESR sempre pari all’80% dei costi. Il budget per ciascun progetto deve essere compreso tra 150.000 euro e 250.000 euro, con un’avvio stimato per il primo trimestre del 2026.

Info Day e supporto alle candidature

Sono previsti quattro Info Day in presenza:

  • 14 maggio – Šibenik
  • 15 maggio – Rijeka
  • 21 maggio – Ravenna
  • 23 maggio – Brindisi

Inoltre, il programma mette a disposizione:

  • Video-pillole informative (online da metà maggio)
  • Strumento di ricerca partner (attivo dal 14 aprile fino alla chiusura della Call)
  • Consultazioni online con il Joint Secretariat (JS), riservate ai Lead Applicant con progetti già avviati in piattaforma.
Come partecipare

Le candidature devono essere presentate tramite il portale Jems previa registrazione. Tutti i documenti utili (Call, linee guida, modelli offline, contratti, dichiarazioni) sono disponibili nella sezione dedicata del sito del Programma.

📧 Per ulteriori informazioni o assistenza:

  • Joint Secretariat (Venezia): js.italy-croatia@regione.veneto.it
  • Antenna Office (Zadar): js.it-hr.antenna@mrrfeu.hr

 

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Rapporto APRE: L’Italia in Horizon Europe: performance e prospettive

È stato pubblicato il documento “Rapporto sulla partecipazione italiana a Horizon Europe. Aggiornamento 2024”, redatto da APRE – Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea – che fornisce un’analisi approfondita dell’andamento della partecipazione italiana al Programma Quadro europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe.

Caratteristiche del rapporto di APRE sulla partecipazione italiana in Horizon Europe

Il rapporto rappresenta uno strumento fondamentale per valutare la posizione dell’Italia nei primi quattro anni del Programma, identificandone punti di forza, criticità e potenzialità inespresse. Con l’ingresso nell’ultima fase di Horizon Europe, il documento si propone di stimolare un dibattito strategico all’interno della comunità nazionale R&I su come migliorare ulteriormente la partecipazione italiana nei prossimi anni e dopo il 2027.

la distribuzione della partecipazione per tipologia di soggetto e area geografica

Nel periodo 2021-2024, la partecipazione italiana a Horizon Europe si è caratterizzata per una forte presenza di università e centri di ricerca, cui si è affiancato il contributo significativo del settore privato, in particolare nei settori tecnologici e industriali. Le università hanno ottenuto un ritorno finanziario pari al 9,3%, mentre le Piccole e Medie Imprese (PMI) si sono attestate su un rientro dell’8,33%, in linea con la media nazionale complessiva (8,7%).

Geograficamente, quasi la metà dei finanziamenti è stata assorbita da due sole regioni: Lazio, con il 23% dei fondi nazionali, e Lombardia, con il 21%. Le regioni del Sud Italia, come Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna, hanno invece raccolto meno del 10% complessivo, confermando uno storico squilibrio territoriale nell’accesso ai programmi di ricerca e innovazione europei.

l’efficacia delle reti di collaborazione

Per quanto riguarda l’efficacia delle reti di collaborazione, l’Italia si è distinta nei Cluster più tecnologici di Horizon Europe, come il Cluster 4 (Digitale, Industria e Spazio) e il Cluster 5 (Clima, Energia e Mobilità), dove ha mostrato un buon livello di integrazione e competitività.

Tuttavia, il tasso di successo medio delle proposte italiane si è mantenuto al di sotto della media europea: 17,13% per partecipazioni complessive (coordinatori e partner) contro il 18,96% dell’UE, e 14,27% per soli coordinatori contro il 17,05% europeo. Nonostante una partecipazione quantitativamente robusta, il valore economico medio per partecipante italiano è stato di circa 383.000 euro, contro i 570.000 euro della Germania.

Inoltre, il valore medio dei progetti coordinati dagli italiani si ferma a 775.000 euro, mentre nei principali Paesi concorrenti supera abitualmente il milione di euro.

l’analisi del ritorno economico e scientifico

In termini di ritorno economico e scientifico, l’Italia ha conquistato l’8,71% del contributo finanziario disponibile su Horizon Europe, a fronte di una quota di partecipazione del 9,60%. L’analisi evidenzia che, pur rientrando stabilmente tra i primi cinque Paesi per numero di partecipazioni, il ritorno finanziario è meno proporzionato rispetto agli sforzi compiuti, soprattutto nelle aree di ricerca collaborativa e meno tecnologiche.

Tra i fattori che condizionano l’accesso ai finanziamenti europei si evidenziano la scarsa propensione al coordinamento di progetti complessi, il limitato valore medio dei progetti presentati e una persistente disparità regionale nell’ottenimento dei fondi. Ciononostante, emergono segnali positivi, con un miglioramento delle performance italiane in ambiti strategici come l’adattamento climatico e la salute dei suoli, dove l’Italia si è collocata stabilmente tra le prime tre nazioni europee.

A supporto della diffusione dei contenuti e per favorire il confronto con i principali attori del sistema nazionale, APRE ha organizzato il 10 aprile 2025 un webinar pubblico durante il quale è stato presentato il rapporto e discusso l’andamento della partecipazione italiana, anche grazie al contributo di rappresentanti istituzionali e del mondo accademico.

 

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Relazione CTE 2024: Stato di Attuazione dei Programmi di Cooperazione Territoriale UE

È stata pubblicata la Relazione CTE 2024, un documento chiave che fornisce un quadro aggiornato sullo stato di attuazione dei programmi della Cooperazione Territoriale Europea (CTE) per il periodo di programmazione 2021-2027.

Tale rapporto offre una panoramica dettagliata sui progressi compiuti, evidenziando le principali iniziative e risultati ottenuti nell’ambito della collaborazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale.

La Relazione CTE 2024

La Relazione CTE 2024 evidenzia i progressi compiuti, con 769 progetti approvati entro il 30 giugno 2024 e una dotazione finanziaria di 1,7 miliardi di euro, pari al 56% del totale. L’Italia continua a giocare un ruolo centrale, soprattutto nei programmi transfrontalieri, transnazionali e interregionali, con particolare attenzione alla sostenibilità, all’innovazione e alla coesione sociale. La Relazione sottolinea, inoltre, l’importanza delle strategie macro-regionali (EUSAIR, EUSALP, WESTMED) e delle sinergie tra i diversi strumenti finanziari dell’UE. Il 2025 sarà un anno chiave per l’attuazione concreta dei progetti e per rispettare gli obiettivi di spesa previsti.

La Cooperazione Territoriale Europea rappresenta un pilastro fondamentale della politica di coesione dell’Unione Europea, favorendo il dialogo e lo sviluppo congiunto tra territori di diversi stati membri. La Relazione CTE 2024 analizza i dati più recenti relativi all’implementazione dei programmi, sottolineando il contributo dei fondi europei alla crescita sostenibile e inclusiva delle regioni coinvolte.

Il documento costituisce una risorsa essenziale per amministrazioni, enti locali e stakeholder interessati a conoscere le opportunità offerte dalla programmazione in corso.

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Horizon Europe: l’Italia fa il punto sulle sfide future in vista di FP10

APRE – Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea ha organizzato il 5 marzo 2025 l’evento “La ricerca e innovazione italiana in Europa: da Horizon Europe a FP10” presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles.

L’incontro ha rappresentato un’importante occasione di confronto tra rappresentanti istituzionali e del mondo della ricerca sulle performance italiane nei primi quattro anni di Horizon Europe e sulle prospettive del prossimo Programma Quadro (FP10).

Esiti dell’evento APRE “La ricerca e innovazione italiana in Europa: da Horizon Europe a FP10”

Durante l’evento, ospitato dagli eurodeputati Elena Donazzan e Giorgio Gori, vicepresidenti della Commissione ITRE, sono stati evidenziati punti di forza e criticità del sistema italiano, con un focus su semplificazione burocratica, attrazione dei talenti e maggiore sinergia tra pubblico e privato.

Dai dati preliminari del rapporto stilato da APRE sulla performance nazionale in Horizon Europe tra il 2021 e il 2024 (che verrà presentato ufficialmente il 10 aprile), emerge che l’Italia ha ottenuto finanziamenti per 3,75 miliardi di euro, con un tasso di successo del 15,8%, inferiore alla media UE del 18,89%. Il Paese è terzo per numero di progetti finanziati, ma quinto per fondi ricevuti, con forti squilibri territoriali a favore del Nord-Ovest e del Centro.

Tra le principali raccomandazioni emerse per migliorare le performance del sistema italiano della ricerca si chiedono:

  • Maggiori investimenti nazionali in ricerca e innovazione, con un obiettivo minimo del 3% del PIL.
  • Valorizzazione dei ricercatori, prerequisito necessario per aumentare l’attrattività dell’Italia per i talenti internazionali.

Il dibattito ha anche toccato il tema della transizione verso il prossimo Programma Quadro per la ricerca e l’innovazione, che succederà a Horizon Europe, il cosiddetto FP10 (Framework Programme 10 – Decimo Programma Quadro), la cui prima proposta da parte della Commissione europea è attesa per luglio 2025.

Nello specifico, i rappresentanti del sistema italiano della R&I presenti in sala hanno auspicato una semplificazione del Programma, con una decisa riduzione della burocrazia, rafforzando il legame tra ricerca e competitività ma senza sacrificare la ricerca di base, citando i rapporti Draghi e Letta.

La registrazione integrale dell’evento sarà disponibile sul canale YouTube APRE

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Commissione UE: presentata la seconda parte del pacchetto d’autunno del semestre europeo

La Commissione Europea ha presentato la seconda parte del pacchetto d’autunno del semestre europeo, un’iniziativa che risponde alle sfide socioeconomiche del 2025. Il semestre europeo è uno strumento che aiuta gli Stati Membri dell’UE ad individuare le priorità economiche e sociali. Fornisce inoltre orientamenti concreti e metodologie per affrontarle.

I punti principali e le raccomandazioni del pacchetto d’autunno del semestre europeo

Tra i punti principali del pacchetto spiccano le raccomandazioni per la zona euro, che invitano gli Stati membri a:

  • Rafforzare l’innovazione tecnologica, con particolare attenzione alle tecnologie critiche;
  • migliorare il contesto imprenditoriale, semplificando la normativa e aumentando l’accesso ai finanziamenti;
  • sostenere investimenti pubblici e privati nelle transizioni verde e digitale, nonché nella difesa europea;
  • favorire il miglioramento delle competenze dei lavoratori, promuovendo la riqualificazione professionale;
  • rispettare il nuovo quadro di bilancio per garantire stabilità macroeconomica e sostenibilità del debito.
Relazione sul meccanismo di allerta

La relazione sul meccanismo di allerta ha evidenziato potenziali squilibri macroeconomici in diversi Paesi dell’UE. Nel 2025, saranno condotti esami approfonditi in 10 Stati membri, inclusa l’Italia, già segnalati per squilibri nel 2024. Inoltre, l’Estonia sarà oggetto di ulteriore monitoraggio per rischi emergenti legati a costi crescenti, peggioramento delle partite correnti e aumento dell’indebitamento delle famiglie.

Relazione comune sull’occupazione

La relazione conferma che il mercato del lavoro dell’UE resta resiliente, con un tasso di occupazione record del 75,8% nel 2024 e un tasso di disoccupazione minimo del 6,1%. Tuttavia, emergono sfide importanti:

  • Decelerazione della produttività del lavoro, che potrebbe compromettere la competitività globale dell’UE;
  • carenze di competenze e manodopera, che limitano l’innovazione e la crescita economica;
  • salari reali in ripresa, ma ancora insufficienti a compensare le perdite di potere d’acquisto degli anni precedenti.

La Commissione invita gli Stati membri a rafforzare le politiche per contrastare la povertà lavorativa e stimolare la partecipazione all’apprendimento permanente, in linea con gli obiettivi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.

La Commissione invita l’Eurogruppo, il Consiglio e il Parlamento Europeo a esaminare il pacchetto e a contribuire al ciclo del semestre europeo 2025, mantenendo un dialogo costruttivo con le parti sociali e gli stakeholder.

 

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Pubblicata la strategia Italiana per l’IA 2024-2026: Innovazione e Sostenibilità

In un contesto globale sempre più competitivo, l’Italia ambisce a giocare un ruolo di primo piano nella rivoluzione digitale, facendo leva sulla sua tradizione industriale e su un ecosistema dinamico che sappia integrare innovazione tecnologica e valori sociali.

La nuova Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026 traccia il percorso per consolidare il ruolo del Paese nell’IA attraverso un approccio innovativo e sostenibile. Il documento evidenzia la necessità di promuovere soluzioni antropocentriche, affidabili e in linea con i principi europei, puntando a rafforzare la competitività italiana nel panorama internazionale.

Caratteristiche della strategia italiana sull’IA

La strategia si articola in quattro macroaree:

  • Ricerca, con un focus sull’innovazione applicata e lo sviluppo di tecnologie su misura per l’Italia;
  • Pubblica Amministrazione, che mira a migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi attraverso l’adozione dell’IA;
  • Imprese, per agevolare la trasformazione digitale delle PMI italiane, spesso in ritardo nell’adozione di queste tecnologie; 
  • Formazione, con l’obiettivo di sviluppare competenze digitali avanzate e ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro qualificato.

Particolare enfasi viene posta sulla creazione di infrastrutture adeguate, tra cui la realizzazione di un registro nazionale di dataset e modelli IA, per favorire la condivisione e l’innovazione tra imprese e amministrazioni pubbliche. La strategia incoraggia inoltre l’uso responsabile dell’IA, affrontando rischi come l’omogeneizzazione culturale e l’iper-regolamentazione, e promuove un sistema di monitoraggio continuo per garantire l’efficacia delle iniziative.

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Rete trapianti: Italia al 2° posto in Europa per donazione di organi

Nel 2023 l’Italia è salita al secondo posto tra i principali Paesi europei per quanto riguarda la percentuale di donazione degli organi. Il tasso raggiunto è stato di 28,2 donatori ogni milione di abitanti, dietro alla Spagna (leader mondiale con 48.9) ma davanti a Francia (26,3), Regno Unito (21,3) e Germania (11,4).

A confermare il risultato è l’ultimo report analitico dell’attività annuale della Rete Nazionale Trapianti. Il documento contiene oltre 200 pagine di analisi, grafici e tabelle che mettono a fuoco nel dettaglio l’intera attività della rete di donazione e trapianto del Servizio Sanitario Nazionale, per ciò che concerne gli organi solidi ma anche i tessuti, le cellule staminali emopoietiche, i gameti e il microbiota intestinale.

report analitico dell’attività annuale della Rete nazionale trapianti

Il report conferma che il 2023 è stato l’anno migliore di sempre per donatori segnalati (3.092, +16,2% sul 2022), donatori utilizzati (1.667, +14,2%) e trapianti effettuati (4.466, +15,2%). Di questi, 198 sono stati realizzati attraverso programmi di urgenza nazionale, mentre 197 hanno riguardato pazienti pediatrici. Particolarmente numerosi i trapianti da donatore a cuore fermo: sono stati 444, il doppio dell’anno precedente. La crescita complessiva dell’attività̀ di donazione e trapianto si è tradotta in un leggero calo del numero di pazienti in attesa di ricevere un organo: al 31 dicembre 2023 erano 7.941, di cui il 76% aspettava un rene, contro gli 8.112 a fine 2022.

Il maggior numero di trapianti li ha effettuati la Città della Salute e della Scienza di Torino (457), per quanto riguarda l’attività di trapianto di rene e fegato. Segue l’Azienda ospedaliera universitaria di Padova (435), leader nazionale nei trapianti di polmone e pancreas, mentre al terzo posto c’è il Policlinico Sant’Orsola di Bologna (322). Spicca tra i centri meridionali il risultato del Policlinico di Bari, primo centro italiano per numero di trapianti di cuore.

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L’UE eroga all’Italia la quinta rata del PNRR da 11 miliardi

La Commissione UE ha erogato all’Italia gli undici miliardi di euro della quinta tranche del PNRR. L’erogazione fa seguito al via libera alla richiesta della quinta tranche arrivato dalla Commissione il 2 luglio scorso.

Con l’incasso della quinta rata, l’Italia si conferma lo Stato membro che ha ricevuto l’ammontare maggiore di finanziamento, pari a 113,5 miliardi di euro, corrispondente al 58,4% delle risorse complessive del Piano.

COSA IMPLICA PER L’ITALIA LA QUINTA RATA

La quinta richiesta di pagamento riguarda 54 tappe e obiettivi. Queste includono tappe fondamentali per l’attuazione di 14 riforme e 22 investimenti, in settori quali il diritto della concorrenza, gli appalti pubblici, la gestione dei rifiuti e dell’acqua, la giustizia, il quadro di revisione della spesa e l’istruzione.

Gli obiettivi che il Governo italiano si pone per i prossimi mesi, come attività di assessment propedeutica al pagamento della sesta rata, prevedono l’intensificazione del monitoraggio circa l’attuazione del Piano. In un ottica costruttiva e in collaborazione con la Commissione UE e con tutte le Amministrazioni titolari, l’Italia mira al conseguimento degli obiettivi della settima rata e riserva particolare attenzione alle misure inserite nelle ultime tre rate, all’allineamento della piattaforma ReGiS, all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano.

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