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EuroHealthNet: Paper sulle conclusioni del Consiglio in merito alla salute cardiovascolare

EuroHealthNet, insieme ad altre organizzazioni europee, ha pubblicato una relazione congiunta in risposta alle recenti conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea sulla salute cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari (CVD) rappresentano la principale causa di mortalità nell’Unione europea, causando circa 10.000 decessi giornalieri e comportando costi economici significativi, con oltre 282 miliardi di euro spesi annualmente in assistenza sanitaria e 48 miliardi di euro in perdite di produttività.

L’appello di EuroHealthNet per politiche integrate e preventive

Il Consiglio, nel documento, ha presentato infatti una serie di misure tese a migliorare la salute cardiovascolare nell’UE: il rafforzamento della prevenzione primaria e secondaria, la diagnosi precoce, lo screening e l’ottimizzazione della gestione e dell’assistenza riabilitativa per queste patologie. Le azioni raccomandate dal Consiglio invitano gli Stati Membri ad ampliare i programmi di screening per i fattori di rischio cardiovascolare, ad affrontare gli ostacoli socioeconomici e ambientali e ad aumentare l’accesso a una terapia su misura per le esigenze dei pazienti e delle famiglie.

Nel paper pubblicato da EuroHealthNet assieme ad altre organizzazioni guidate dall’Associazione Europea per la Salute Pubblica (EUPHA), si sottolinea la necessità di un approccio integrato, preventivo e centrato sul paziente per migliorare la salute cardiovascolare. Il documento congiunto evidenzia priorità condivise e raccomandazioni politiche volte a promuovere miglioramenti sostenibili nella cura e nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

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Salute mentale

MHE: online il rapporto sugli impatti della discriminazione razziale sulla salute mentale

Mental Health Europe (MHE) ha recentemente pubblicato un rapporto dedicato all’impatto della discriminazione razziale sulla salute mentale, evidenziando sfide spesso trascurate e proponendo un approccio integrato per promuovere l’uguaglianza.

Lo studio, intitolato “Gli impatti sulla salute mentale della discriminazione razziale”, rappresenta una pietra miliare nel dibattito sulla necessità di affrontare il razzismo come determinante sociale della salute.

Il rapporto del MHE “Gli impatti sulla salute mentale della discriminazione razziale”

Il rapporto sottolinea come il razzismo e la discriminazione etnica continuino a influenzare negativamente il benessere psicologico delle minoranze in Europa, contribuendo a tassi più elevati di stress, ansia e depressione. Tra le problematiche principali si evidenziano barriere sistemiche nell’accesso ai servizi di supporto, l’assenza di un’adeguata formazione culturale per gli operatori sanitari e la persistenza di pregiudizi che limitano la creazione di ambienti inclusivi.

Un aspetto cruciale del documento riguarda la necessità di un approccio intersezionale. Le forme di discriminazione non si verificano isolatamente ma si sovrappongono, aggravando gli effetti sulle persone colpite. Il rapporto evidenzia come questa realtà debba essere integrata nelle politiche europee attraverso strategie mirate e inclusive.

Tra le raccomandazioni, il documento invita l’Unione Europea e gli Stati Membri a:

  • Sviluppare strategie intersezionali che affrontino i determinanti socioeconomici della salute mentale, con particolare attenzione a chi subisce discriminazioni multiple.
  • Migliorare la raccolta di dati disaggregati per monitorare le disparità e sviluppare politiche mirate.
  • Potenziare la formazione culturale degli operatori sanitari, per garantire un accesso equo e non discriminatorio ai servizi di salute mentale.
  • Rafforzare le tutele legali contro il razzismo istituzionale, promuovendo ambienti inclusivi nei luoghi di lavoro e nei contesti educativi.

Inoltre, il rapporto richiama l’attenzione sull’importanza di allocare risorse adeguate per il supporto alla salute mentale delle comunità razziali ed etniche emarginate, integrando questi temi in tutti i programmi di inclusione sociale.

Mental Health Europe evidenzia l’urgenza di un cambio di paradigma. Non si tratta solo di intervenire sui singoli casi ma di creare un sistema che riduca le disuguaglianze strutturali. Per fare ciò, è essenziale considerare il contesto sociale e ambientale in cui vivono le persone colpite da discriminazione.

 

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Sottocommissione SANT: pubblicato un report per affrontare l’obesità in UE

Nel corso della riunione della Sottocommissione per la Salute Pubblica (SANT) al Parlamento Europeo, tenutasi il 17 ottobre, il Dipartimento per le Politiche economiche, scientifiche e per la qualità della vita ha presentato uno studio sulle “Sfide e opportunità attuali per affrontare l’obesità”.

Obesità e sovrappeso sono problemi multifattoriali complessi, con impatto significativo sulla salute pubblica e i suoi costi, la cui mitigazione richiede un approccio integrato.

L’analisi sottolinea le esigenze di progettare ambienti di supporto agli sforzi di prevenzione e di migliorare l’assistenza sanitaria fornita alle persone affette da questa malattia.

Lo studio sulle “Sfide e opportunità attuali per affrontare l’obesità”

Una ricerca dell’Eurostat, pubblicata nella European Health Interview Survey (EHIS, 2019), ha rilevato che il 16,5% della popolazione adulta in UE soffre di obesità, mentre il 36,2% è in sovrappeso. L’eccesso di peso è quindi un problema per oltre la metà della popolazione europea (53%).

L’OMS/Europa (2022) stima a sua volta che la prevalenza di questa condizione nella macro-regione sia più che raddoppiata, tra il 1975 e il 2015, fino a raggiungere il 21% nel decennio 2005-2015 (+138%). L’OMS rileva altresì come:
– i tassi di obesità aumentano con l’età, con un picco nella fascia di età 65-74 anni;
– i determinanti socioeconomici (e.g. reddito, istruzione, occupazione, luogo di residenza) hanno un ruolo significativo e contribuiscono alle disuguaglianze nella prevalenza di questa malattia;
– i bambini sono più esposti e più vulnerabili agli ambienti obesogeni.

Basandosi su questi dati, lo studio evidenzia come questa malattia possa causare gravi problemi di salute come: disturbi metabolici, muscolo-scheletrici, psichici, NCDs – Non-Communicable Disease (diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, renali ed epatiche), molteplici tipologie di cancro, aumentando il rischio di mortalità prematura per tutte le cause

Nel dettaglio, il documento si divide nei seguenti focus:

  1. Che cos’è l’obesità, come diagnosticarla e i rischi per la salute correlati;
  2. I costi umani, sanitari e sociali derivanti dalla malattia;
  3. L’importanza di una solida politica di prevenzione, utilizzata anche come investimento;
  4. Le strategie e piani d’azione messi in atto dall’UE per contrastare la malattia;
  5. L’importanza dell’introduzione di un sistema di FOPL (Front-of-Pack Nutrition Labelling) sugli alimenti per favorire scelte di acquisto consapevoli;
  6. Gli interventi locali integrati basati sulla comunità, concentrandosi sulle cause dell’obesità a livello sociale;
  7. L’importanza di sviluppare ambienti favorevoli a una nutrizione equilibrata.
Le conclusioni del rapporto

Lo studio evidenzia l’esigenza di invertire la rotta in continua crescita verso l’obesità della popolazione. Si richiede alla politica di accelerare il processo di attuazione alle misure necessarie. È fondamentale adottare sforzi coordinati e sostenuti per creare ambienti che facilitino scelte salutari e riducano l’impatto dell’obesità e delle malattie correlate sulla società.

Nonostante l’Unione Europea e i suoi Stati membri abbiano adottato alcune misure contro l’obesità, è necessaria una strategia strutturale e globale. Rapporti come Heavy Burden of Obesity dell’OCSE e il Rapporto Europeo sull’Obesità 2022 dell’OMS evidenziano come le politiche attuali sono in realtà insufficienti. Per affrontare questa sfida l’Europa necessita di policy che creino ambienti salutari e interventi a livello strutturale, superando gli approcci individualistici ed adottando una gestione multidisciplinare della malattia, centrata sul paziente.

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