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Nuovo briefing del Parlamento europeo sul divario di genere nell’assistenza

Il Parlamento europeo ha pubblicato un briefing dedicato al tema del gender care gap, ovvero la diseguale distribuzione del lavoro di cura tra uomini e donne, che riguarda sia i contesti istituzionali come le strutture sanitarie e i centri per l’infanzia, sia i contesti domiciliari.

Il briefing, intitolato “Addressing the gender care gap: Potential European added value“, è stato elaborato per supportare le Commissioni EMPL (Occupazione e Affari Sociali) e FEMM (Diritti delle donne e uguaglianza di genere) nella preparazione di una relazione d’iniziativa sul tema.

Secondo le analisi presentate, il costo economico del lavoro di cura informale non retribuito potrebbe raggiungere 147-220 miliardi di euro l’anno, pari a circa un terzo del divario complessivo nei guadagni tra uomini e donne nell’UE.

La ridotta partecipazione femminile al lavoro retribuito comporta effetti a lungo termine su salari, opportunità di carriera, condizioni di salute e pensioni: nel 2024 il gender pension gap nell’UE era pari al 24,5%.

Il settore della cura retribuita occupa circa 14,1 milioni di lavoratrici e lavoratori nell’UE, con una forte prevalenza femminile (oltre l’88%). Tuttavia, persistono condizioni lavorative difficili, bassi salari e carichi di lavoro intensi, insieme a carenze di personale e presenza diffusa di lavoro non riconosciuto, soprattutto nell’assistenza domiciliare.

Nonostante ciò, gli investimenti in servizi educativi per la prima infanzia e assistenza a lungo termine generano ritorni economici positivi: secondo le ricerche, per ogni euro investito si possono ottenere almeno quattro euro di benefici in termini di occupazione, crescita e coesione sociale.

Addressing the gender care gap: le linee di intervento indicate dal Briefing

Il briefing identifica tre aree strategiche per ridurre il divario di genere nell’assistenza attraverso azioni coordinate a livello europeo:

  1. Conciliazione vita-lavoro: rafforzamento di congedi, flessibilità lavorativa e riconoscimento del lavoro di cura non retribuito.

  2. Condizioni di lavoro nel settore della cura: miglioramento di salari, contratti, formazione, tutele e contrasto al lavoro irregolare.

  3. Disponibilità e accessibilità dei servizi formali di cura: ampliamento e miglioramento di servizi educativi per la prima infanzia e di assistenza a lungo termine, riduzione delle liste d’attesa e dei costi.

Il briefing sottolinea che ulteriori interventi europei potrebbero generare un significativo valore aggiunto, promuovendo la libera circolazione dei lavoratori e l’efficienza degli investimenti grazie alle economie di scala, stimolando occupazione, crescita e benessere collettivo.

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OMS: nuovo rapporto sulla forza lavoro infermieristica

Secondo il rapporto State of the World’s Nursing 2025 redatto dall’OMS, e dal Consiglio Internazionale degli Infermieri (Council of Nurses) e dei partner, la forza lavoro infermieristica globale è cresciuta da 27,9 milioni nel 2018 a 29,8 milioni nel 2023. Tuttavia, nonostante questa crescita, persistono notevoli disparità: il 78% degli infermieri lavora in Paesi che rappresentano solo il 49% della popolazione mondiale. Questa situazione ostacola i progressi verso la copertura sanitaria universale, la sicurezza sanitaria globale e gli obiettivi di sviluppo.

Il rapporto dell’oms SULLA FORZA LAVORO INFERMIERISTICA

Il rapporto attraverso un’analisi completa e aggiornata della forza lavoro infermieristica a livello globale, raccoglie le informazioni provenienti dai 194 Stati membri dell’OMS attraverso i National Health Workforce Accounts e rivela complesse disparità tra paesi, regioni e contesti socioeconomici.

Il documento evidenzia una riduzione globale della carenza di infermieri, da 6,2 milioni nel 2020 a 5,8 milioni nel 2023, con proiezioni che indicano un ulteriore calo entro il 2030. Tuttavia, questi progressi rimangono disomogenei tra i Paesi.

Infatti, i Paesi a basso e medio reddito devono far fronte a problemi di formazione e mantenimento degli infermieri, mentre i Paesi ad alto reddito devono affrontare l’invecchiamento della forza lavoro e la loro dipendenza da infermieri formati all’estero, che rappresentano il 23% della loro forza lavoro infermieristica.

L’equità di genere rimane centrale: le donne rappresentano l’85% degli infermieri a livello globale. Inoltre, se da un lato il 33% degli infermieri ha meno di 35 anni, dall’altro i pensionamenti interesseranno presto molti Paesi ad alto reddito, con il rischio di creare lacune nell’assistenza e nella qualità delle cure.

Il rapporto mostra anche che il 62% dei Paesi riconosce ora i ruoli infermieristici avanzati, migliorando l’accesso e la qualità delle cure. Tuttavia, lo sviluppo della leadership e il sostegno alla salute mentale per gli infermieri sono ancora carenti: solo il 42% dei Paesi offre disposizioni in materia di salute mentale. Per affrontare questi problemi, sono state delineate le priorità politiche per il periodo 2026-2030, tra cui l’espansione dei posti di lavoro nel settore infermieristico, il miglioramento dell’istruzione, la promozione dell’equità retributiva, il sostegno al benessere, l’avanzamento della regolamentazione e la garanzia di eque opportunità di leadership.

 

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