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1 dicembre – Giornata mondiale contro l’AIDS

Ogni 1° dicembre si celebra la Giornata Mondiale dell’AIDSAcquired immune deficiency sindrome.

Il tema di quest’anno è #Let Communities Lead – “Lasciate che siano le comunità a guidare”, che si concentra sulla solidarietà globale e sulla responsabilità condivisa. La tematica 2023 si aggiunge ad un elenco crescente di sfide rispetto alle quali la Giornata dedicata all’AIDS ha messo in guardia le persone a livello globale sin dalla sua istituzione, avvenuta nel 1988.

UNITI PER LA LOTTA CONTRO L’AIDS

Le comunità che convivono e sono colpite dall’HIV, le reti di persone provenienti da popolazioni chiave e i leader giovanili sono stati e continuano ad essere essenziali per il progresso nella risposta all’HIV. Ogni anno, infatti, le agenzie delle Nazioni Unite (ONU), i governi e la società civile si uniscono per condurre campagne su temi specifici legati all’HIV. Questo principio, secondo cui le comunità guidano, si riflette anche nel fatto che i paesi che mettono le comunità al primo posto, come Botswana e Zimbabwe, hanno ottenuto progressi significativi superando gli obiettivi di test e trattamenti “95-95-95” prima della scadenza del 2025. Ciò significa che il 95% delle persone che vivono con l’HIV conoscono il loro stato di HIV, il 95% delle persone che sanno di vivere con l’HIV sono in trattamento antiretrovirale salvavita e il 95% delle persone in trattamento hanno una soppressione virale. Così facendo, il numero di persone in trattamento antiretrovirale in tutto il mondo è quasi quadruplicato , da 7,7 milioni nel 2010 a 29,8 milioni nel 2022.

Tuttavia, i tassi di nuove infezioni e di decessi non stanno diminuendo abbastanza rapidamente da raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile di porre fine all’AIDS come epidemia entro la fine di questo decennio.

CONTESTO POLITICO

Decenni di prove evidenziano chiaramente il fatto che le leggi, le politiche e le pratiche che criminalizzano le persone che vivono con l’HIV e altre popolazioni chiave aumentano lo stigma, bloccano l’accesso ai servizi, impediscono risposte efficaci all’HIV e costano vite umane. Un’analisi dell’O’Neill Institute, dell’UNDP e della Rete globale delle persone che vivono con l’HIV (GNP+) illustra gli importanti progressi compiuti sulla depenalizzazione. Eppure in alcuni paesi si registra una forte tendenza all’introduzione di leggi anti-LGBTQI+, procedimenti giudiziari e persecuzioni. Nell’ambito degli sforzi per abbattere le barriere, l’iniziativa SCALE aiuta i paesi e le comunità a promuovere progressi sostenendo la leadership delle persone che vivono con l’HIV e di altre popolazioni chiave.

Purtroppo, poiché i finanziamenti per l’HIV stanno tornando ai livelli del 2013 e al deficit stimato del 90% per i programmi di prevenzione per le popolazioni chiave del 2022, esiste un bisogno urgente non solo di aumentare i finanziamenti ma anche di continuare a sovvenzionare ciò che già funziona: inclusa una combinazione basata sull’evidenza, sui  diritti, sulla cura e integrazione dell’HIV, promuovendo l’avanzamento di leggi non discriminatorie, l’uguaglianza di genere e il rafforzamento delle risposte della comunità.

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16 ottobre: Giornata mondiale alimentazione “GMA”

La Giornata Mondiale dell’Alimentazione è celebrata annualmente in tutto il mondo il 16 ottobre, in ricordo della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO ), organizzazione che si occupa di temi legati al cibo e all’agricoltura a livello globale, avvenuta proprio il 16 ottobre 1945.

Nel novembre 1979 la 20esima sessione della Conferenza FAO adottò la Risoluzione 1/79, invitando i paesi membri dell’organizzazione all’osservanza della Giornata Mondiale dell’Alimentazione ogni anno il 16 ottobre. A questa risoluzione seguì quella 35/70 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel dicembre 1980, che sollecitò i governi e le organizzazioni nazionali, regionali e internazionali, a contribuire fattivamente alla commemorazione della Giornata, facendo il più possibile per amplificarne l’impatto.

Lo svolgimento di azioni collettive in 150 paesi è ciò che fa della Giornata Mondiale dell’Alimentazione uno dei giorni più celebrati del calendario ONU. Centinaia di eventi e attività di sensibilizzazione uniscono governi, aziende, ONG, i media e l’opinione pubblica. Tali iniziative puntano a promuovere una coscienza globale d’azione verso coloro che nel mondo soffrono a causa della fame e della mancanza di una dieta ricca ed equilibrata.

Quest’anno la giornata sarà rivolta al settore privato, agricoltori, mondo accademico, società civile e singole persone che collaborare per affrontare l’emergenza idrica, il tema che la giornata vuole celebrare e puntare sotto i riflettori.

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L’ appello globale per iniziative a favore delle risorse idriche per l’alimentazione

Gli eventi globali per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione prenderanno il via presso la sede della FAO con la cerimonia annuale, che si terrà dalle ore 10:00 alle ore 11:30 (orario da confermare), lunedì 16 ottobre 2023. Parteciperanno i vertici delle agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma con un messaggio speciale del Papa Francesco, del Segretario Generale delle Nazioni Unite – António Guterres, e la presentazione del “Premio per i traguardi” della FAO.

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21 agosto: giornata internazionale per le vittime del terrorismo

La Giornata Internazionale in Memoria delle Vittime del Terrorismo è stata instaurata con la risoluzione (A/RES/72/165) nel 2017 sotto l’egida delle Nazioni Unite, al fine di commemorare ed omaggiare coloro che persero la vita in atti di terrorismo che hanno gravato sul panorama mondiale. Tale iniziativa ha il proposito di conferire tributo alle vittime e di manifestare un gesto di solidarietà rivolto alle rispettive famiglie e congiunti.

La celebrazione di questa giornata avviene ogni 21 agosto di ogni anno, un’apposizione temporale che evoca l’attentato perpetrato nel 2003 a Bagdad presso l’ufficio delle Nazioni Unite. Questa ricorrenza globale rappresenta un riscontro al proliferare dell’incessante minaccia del terrorismo che provocano un’incalcolabile devasto sulle collettività e lasciano ferite di profonda caratura nell’assetto sociale.

La Giornata Internazionale in Memoria delle Vittime del Terrorismo vuole inoltre sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto agli esiti nefasti del terrorismo, oltre a promuovere la coesione tra le nazioni nell’affrontare quest’epidemia comune.

La responsabilità primaria di appoggiare le vittime del terrorismo e di preservare i loro diritti è affidata agli Stati membri. Le Nazioni Unite hanno un ruolo significativo nell’affiancare gli Stati membri nell’implementazione dei pilastri I e IV della strategia globale antiterrorismo, manifestando solidarietà e dispensando supporto alle vittime, facilitando lo sviluppo delle capacità, istituendo reti e offrendo assistenza alle organizzazioni del tessuto civile, con particolare attenzione alle vittime di sodalizi terroristici.

Il tema della giornata per le vittime del terrorismo del 2023

Nel corso degli ultimi quindici anni, le Nazioni Unite hanno investito risorse ed energie per mobilitare la comunità internazionale e per soddisfare in modo più efficace i bisogni e le pretese delle vittime del terrorismo. Il tema dell’edizione del 2023 è intravvedere la speranza e plasmare un futuro di serenità attraverso il lascito di queste tragedie. L’evento, al quale parteciperanno delegati rappresentativi delle Nazioni Unite, sarà trasmesso al fine di divulgare il tema in oggetto.

 

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11 luglio: giornata mondiale della popolazione

Nel 1989, con la decisione 89/46, il Consiglio Direttivo del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP – United Nations Development Programme) ha stabilito che l’11 luglio di ogni anno si celebri la Giornata Mondiale della Popolazione. Tale decisione è stata presa con l’obiettivo di evidenziare l’importanza di dedicare un ruolo centrale alle questioni demografiche nei piani e nei programmi di sviluppo globali.

A partire dal XIX secolo, nei paesi più sviluppati si è verificata una riduzione senza precedenti del tasso di mortalità, che è diminuito drasticamente nel corso del XX secolo. Tra il 1800 e il 2005, l’aspettativa di vita è passata da 30 a 67 anni, portando a una rapida crescita della popolazione. Infatti, la popolazione mondiale è passata da 1 miliardo nel 1810 a oltre 8 miliardi nel 2022. L’aumento dell’aspettativa di vita rappresenta senza dubbio una delle maggiori conquiste dell’umanità.

Negli ultimi 200 anni, la popolazione mondiale è cresciuta sette volte più rapidamente rispetto agli anni precedenti. Questo incremento esponenziale è stato causato dall’urbanizzazione, dall’aumento dell’aspettativa di vita in età fertile e, di conseguenza, dall’aumento dei tassi di fertilità. Attualmente, secondo l’UNFPA (United Nations Population Fund), la popolazione mondiale si attesta intorno a 8 miliardi di persone. La crescita della popolazione fino a superare i 9 miliardi entro il 2050 dipenderà principalmente dalle future tendenze di fertilità e dalle politiche messe in atto oggi.

Giornata della popolazione 2023: il tema di quest’anno

Il tema scelto per quest’anno è “Un mondo di 8 miliardi: verso un futuro resiliente per tutti”. Questa tematica offre l’opportunità di riflettere sulla popolazione del pianeta, sui suoi equilibri e sulle sue disuguaglianze, nell’ottica di uno sviluppo globale equo e sostenibile. La crescita costante della popolazione solleva grandi interrogativi riguardo ai diritti e alla sostenibilità: rappresenta una risorsa o un problema?

I progressi medici, scientifici e le innovazioni tecnologiche hanno contribuito e continueranno a garantire condizioni di vita più lunghe, sane e sicure. In un mondo ideale, 8 miliardi di persone rappresentano un enorme contributo per costruire società più giuste e attente ai diritti di tutti. Tuttavia, questa prospettiva di benessere deve confrontarsi con sfide ancora aperte, come il cambiamento climatico, le disuguaglianze e la discriminazione basata sull’etnia, la classe sociale, la religione, il genere, l’orientamento sessuale e la disabilità. L’obiettivo ultimo deve essere garantire l’accesso universale all’assistenza sanitaria, all’istruzione, all’acqua, al cibo e all’energia.

Inoltre, sebbene l’aspettativa di vita sia aumentata, le statistiche globali evidenziano una diminuzione dei tassi di fertilità. All’inizio degli anni ’70, le donne avevano in media 4,5 figli ciascuna, mentre nel 2015 la fertilità totale nel mondo era scesa a meno di 2,5 figli per donna. Pertanto, il mondo si sta avviando verso una popolazione più numerosa, ma con una prospettiva di invecchiamento.

Le sfide della popolazione mondiale e la risposta dell’ONU

Questi dati delineano un quadro articolato e complesso in continua evoluzione. Tale quadro può rappresentare una grande risorsa per il futuro o, al contrario, determinare una condanna per il pianeta. Il punto cruciale risiede nelle scelte politiche a livello globale e nella responsabilità civica a livello individuale. In ogni caso, ogni decisione e comportamento dovrebbe tenere conto del quadro demografico generale e dei suoi fenomeni: quanti sono gli abitanti del pianeta, come sono distribuiti, quanti anni hanno e quanti altri verranno dopo di loro.

In questo contesto, l’Agenda 2030, il programma delle Nazioni Unite che mira a costruire un pianeta sostenibile per il presente e il futuro, rappresenta uno strumento fondamentale per limitare e orientare lo sviluppo in risposta al fenomeno della crescita demografica globale e ai suoi effetti.

Il controllo e la pianificazione del cambiamento demografico rappresentano prerequisiti essenziali per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I paesi hanno la possibilità di influenzare l’andamento demografico attraverso politiche sociali ed economiche. In quest’ottica, le Nazioni Unite collaborano con i governi per promuovere l’educazione sessuale nelle scuole e nelle comunità mediante corsi di formazione.

 

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19 Giugno: Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti

Storicamente, la violenza sessuale nei conflitti è stata una pratica largamente utilizzata come una forma di sottomissione e assoggettamento della popolazione o fazione avversaria. I popoli conquistatori erano e sono soliti praticare la violenza sessuale nei confronti di donne, bambini, ma anche talvolta contro uomini e ragazzi.

L’escalation di questo fenomeno è coincisa con la modificazione della sensibilità delle nostre società nel corso dei decenni e nei secoli, instillando progressivamente una coscienza sociale che ha reso possibile definire ed individuale la violenza sessuale nei conflitti non come una pratica iscritta nella dinamica delle guerre e di prassi, ma per quello che è: un crimine di guerra.

L’esperienza della guerra nell’ex-Jugoslavia, nella quale venivano sistematicamente praticate schiavitù sessuali e stupri di gruppo nei campi di prigionia al fine di generare figli di origine serba, fu il fatto che richiamò l’attenzione delle Nazioni Unite.

Fu così che nel 2008, la Risoluzione 1820 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riconobbe la violenza sessuale nei conflitti come una strategia di guerra e come un crimine che minaccia alla pace e alla sicurezza mondiale. In onore di quel 19 Giugno, ogni anno in questa data si celebra la giornata a questo tema dedicata.

Cosa si intende specificatamente per violenza sessuale nei conflitti:

La giurisprudenza penale internazionale comprende nella definizione di “violenza sessuale” nei conflitti non solo l’atto sessuale stesso, quanto anche le offese verbali di carattere sessuale, lo stupro, la schiavitù sessuale, la prostituzione forzata e qualsiasi altra forma di violenza sessuale direttamente o indirettamente collegata (temporalmente, geograficamente o causalmente) ad un conflitto.

La violenza sessuale nei conflitti è considerata anche un atto che rientra nel crimine di genocidio, in particolare negli atti materiali denominati “lesioni gravi all’integrità fisica e mentale dei membri del gruppo” e nelle “misure destinate a impedire la riproduzione del gruppo”. Nella giurisprudenza internazionale le forme più evidenti dell’intento di rimozione della capacità riproduttiva del gruppo sono la sterilizzazione forzata, il controllo forzato delle nascite, il divieto di matrimonio, la segregazione dei sessi, le mutilazioni sessuali e lo stupro inteso a provocare una gravidanza forzata.

L’art. 7 (2) par. (f) dello Statuto del Tribunale Penale per la ex Jugoslavia ha definito l’inseminazione forzata come “la reclusione di una donna sottoposta a stupro con lo scopo di alterare la composizione etnica del gruppo”.

I problemi legati alla sanità pubblica e la necessità di investimenti legati alla violenza sessuale nei conflitti:

La società civile ha rafforzato un movimento di opinione per sostenere le vittime di violenza sessuale nei conflitti e contrastare in ogni modo questo crimine. Dal punto di vista delle conseguenze che questo fenomeno causa e determina in sanità pubblica, non basta prendere in considerazione soltanto le conseguenze dirette del gesto quali la violenza, le barbare uccisioni e le malattie sessualmente trasmissibili, ma anche i danni sociali, socioeconomici, culturali, di salute mentale che questo fenomeno causa e che provoca dei costi sociali ed umani inaccettabili.

Il contesto geopolitico odierno e l’attuale situazione Ucraina richiedono misure preventive e la disponibilità di poter accedere a risorse finanziarie importanti per prevenire, combattere e successivamente chiunque si macchi di questo crimine che porta con sé degli effetti tragici. La giornata di oggi intende porre l’accento non solo sulle sensibilità del tema, ma sull’impellenza di attuare ed implementare a stretto giro delle misure sociali di protezione verso le categorie più esposte.

Ad esempio, per quello che riguarda la violenza sessuale online le Nazioni Unite hanno deciso di intervenire con le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione per migliorare l’uguaglianza di genere e far rispondere personalmente di tali azioni anche online, come dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

 

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13 giugno: Giornata Mondiale dell’albinismo

L’Albinismo è una condizione genetica, non contagiosa e rara, che si manifesta con l’assenza o la riduzione del pigmento della melanina, che protegge dal sole e dona il colore agli occhi, alla pelle e ai capelli. La patologia comporta alcune specifiche conseguenze, quali un’estrema sensibilità al sole che porta ad un elevato rischio di contrarre forme tumorali della pelle e cancro, o problemi alla vista.

L’ONU denuncia lo stigma che affligge le persone con albinismo. Soprattutto in alcune regioni del mondo dove la patologia è prevalente, come ad esempio l’Africa sub-Sahariana, chi è affetto da Albinismo sovente soffre una grave discriminazione, atti violenti ed isolamento per via di false credenze e superstizioni.

Gli atti discriminatori e violenti contro gli albini si manifestano in maggior misura in quei paesi in cui la maggioranza della popolazione è di colore. Alla base di tali violenze, c’è la credenza che gli albini siano dotati di poteri soprannaturali o portino sfortuna. In alcuni paesi africani, come la Tanzania (dove un abitante su 1400 è albino) e il Malawi, le parti del corpo degli albini vengono utilizzate per riti magici perché si pensa che i loro organi possano portare fortuna.

In alcuni villaggi africani, alcune parti del corpo degli albini vengono vendute e la pelle viene commercializzata sul mercato nero a prezzi altissimi, tra i 1500 e i 7000 euro. Le bambine vengono spesso stuprate perché si crede che possano guarire gli uomini malati di Aids. Durante le elezioni in Tanzania nell’ottobre del 2015, si sono verificati massicci attacchi contro gli albini, di cui gli stregoni usavano i corpi (o parti di essi) per dei riti magici a cui si sottoponevano anche molti politici.

La risposta dell’ONU e la Giornata Mondiale dell’Albinismo:

Il 18 Dicembre 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 69/170, proclamando il 13 giugno la Giornata Internazionale dell’Albinismo. Già nel 2013, il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU aveva adottato una Risoluzione richiamando l’attenzione sulla diffusione degli attacchi contro gli albini.

Inoltre, il 10 Aprile 2015, con la Risoluzione A/HRC/RES/28/6, adottata senza votazione, il Consiglio ha istituito per un periodo di tre anni il mandato di un Esperto Indipendente sul diritto delle persone albine di godere dei Diritti Umani.

Nel marzo 2016, a Ginevra, l’UNICRI ha organizzato un gruppo di discussione sulle cause degli attacchi contro gli albini. “Nell’ultimo decennio, centinaia di persone affette da albinismo sono state vittime di attacchi con lo scopo di utilizzare parti del loro corpo per riti magici” ha affermato l’esperta. Durante l’evento è stato anche mostrato un estratto dal film “Jolibeau’s travel”, il quale mostra le relazioni tra l’albinismo e la stregoneria raccontando la storia di un ragazzo albino scappato dal Camerun per salvarsi.

Di recente, anche Amnesty International ha lanciato una campagna per sensibilizzare il governo del Malawi verso i brutali attacchi avvenuti contro gli albini nel paese. Il Presidente del Malawi, nel marzo del 2015, aveva condannato l’ondata di attacchi, sollecitando le forze dell’ordine a intervenire per non lasciare impuniti i responsabili. Tuttavia, fino ad ora, secondo Amnesty International, le azioni delle autorità sono state molto deboli e inefficaci, a dimostrazione del fatto che ciò che va combattuto, in primo luogo, è la superstizione legata a tali attacchi.

Diverse ONG hanno organizzato eventi in tutto il mondo in occasione della Giornata Internazionale dell’Albinismo, ed è incoraggiante il fatto che molti abbiano luogo in paesi africani come Togo, Benin, Camerun, Congo, Ghana, Kenya e Nigeria. In Francia, presso il Quartier Generale dell’UNESCO verrà proiettato un documentario seguito da un dibattito. Inoltre, diversi specialisti di oftalmologia, dermatologia e genetica, terranno un seminario sul tema.

Al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, il Consiglio per i Diritti Umani ha organizzato un evento con diverse ONG ed esperti di albinismo che terranno una conferenza e mostreranno dei video sul tema. Sono state anche invitate persone affette dalla patologia che condivideranno le loro esperienze di vita.

L’Albinismo in Italia:

In Italia, dal 2008 è attiva l’associazione di promozione sociale Albinit, presieduta da Elisa Tronconi e formata da un gruppo di volontari coinvolti nelle problematiche dell’albinismo. Nel mese di aprile, l’Associazione ha organizzato a Milano il Terzo Convegno Europeo sull’Albinismo, in cui ricercatori internazionali (oftalmologi, dermatologi, genetisti, neurologi, audiologi, laboratoristi molecolari), Associazioni europee di Albini, genitori, pazienti, insegnanti e tutti gli operatori del settore psicopedagogico si sono incontrati per discutere dei disagi vissuti dalle persone affette da albinismo.

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