Alzheimer, prime linee guida europee per una diagnosi precoce

The Lancet Neurology pubblica le prime raccomandazioni intersocietarie europee per la diagnosi precoce dei disturbi neurocognitivi, frutto di una nuova concezione del percorso diagnostico.
Alzheimer, prime linee guida europee per una diagnosi precoce

Sono state pubblicate sulla rivista The Lancet Neurology le prime raccomandazioni intersocietarie europee per la diagnosi precoce dei disturbi neurocognitivi, coordinate da esperti dell’Università di Genova – IRCCS Ospedale Policlinico San Martino,  dell’Università di Ginevra e dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia.

Queste linee guida, studiate da 22 esperti internazionali afferenti alle 11 maggiori Società scientifiche europee nel campo della neurologia, psicogeriatria, radiologia e medicina nucleare, rappresentano un passo avanti fondamentale, frutto di una nuova concezione del percorso diagnostico focalizzato sul paziente e i suoi sintomi. Questo documento rivoluziona il mondo della salute mentale poiché permetterà di arrivare prima a dare un nome al problema di chi manifesta i primi segni di un deterioramento cognitivo, riconoscendo se si tratti di Alzheimer o di un’altra forma di demenza.

Un percorso diagnostico EUROPEO personalizzato per la diagnosi precoce di Alzheimer

Il percorso diagnostico è stato sviluppato sulla base della letteratura scientifica e dell’esperienza pratica degli specialisti. Dopo aver esaminato i disturbi del paziente e aver effettuato test cognitivi e una risonanza magnetica cerebrale, lo specialista può utilizzare queste raccomandazioni per:

  • classificare il caso partendo da 11 possibili combinazioni di manifestazioni cliniche;
  • testare i biomarcatori adeguati utilizzando i test raccomandati dagli esperti internazionali: puntura lombare, PET amiloide, PET fluorodesossiglucosio, DAT-SCAN, SPECT MIBG e PET tau.

In un prossimo futuro, quando a questi esami sarà verosimilmente possibile associare anche l’utilizzo di biomarcatori rilevabili nel sangue, l’iter previsto da queste nuove raccomandazioni potrebbe ridurre fino al 70% gli esami strumentali inutili per diagnosi precise, affidabili e tempestive che allo stesso tempo ridurranno i costi per il Servizio sanitario.

Superare l’approccio incentrato sui biomarcatori

L’obiettivo del percorso diagnostico è quello di superare gli attuali limiti delle raccomandazioni e delle linee guida relative alla diagnosi della malattia di Alzheimer. Queste si concentrano principalmente sulla malattia stessa o sui biomarcatori, piuttosto che sulla persona interessata.

Infatti, la maggior parte di queste raccomandazioni non tiene conto delle numerose opzioni diagnostiche disponibili e dell’esistenza di diversi test che possono essere eseguiti contemporaneamente o in sequenza. Pertanto, nella pratica clinica, la scelta del biomarcatore è spesso influenzata più da considerazioni organizzative e logistiche che da fattori clinici.

Queste nuove raccomandazioni dovranno essere periodicamente aggiornate in base ai progressi scientifici, e sono consigliate per gli individui al di sotto dei 70 anni seguiti nei Centri per i disturbi cognitivi e le demenze e da valutare caso per caso per i pazienti con più di 70 anni. Nel prossimo futuro si spera che possano essere integrate con l’impiego dell’analisi di specifici biomarcatori nel sangue, a oggi disponibili solo per la ricerca scientifica e in fase di approvazione per l’uso clinico.

Per maggiori informazioni si prega di consultare il seguente LINK.

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