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29 GIUGNO: Giornata mondiale della sclerodermia

Il 29 giugno si celebra la Giornata Mondiale della Sclerodermia, giornata dedicata alla sensibilizzazione su questa malattia rara, cronica e spesso invalidante. L’iniziativa mira a dare voce a chi convive con la sclerodermia, chiedendo pari accesso alle cure e maggiore attenzione da parte dei servizi sanitari europei.

Giornata Mondiale della Sclerodermia: una voce per chi vive una malattia invisibile

La sclerodermia (che significa “pelle dura”) è una malattia autoimmune che colpisce pelle, vasi sanguigni e organi interni. Si stima che colpisca circa 2,5 milioni di persone nel mondo, con prevalenza tra le donne in età fertile. Le cause non sono ancora note e, nonostante progressi scientifici, mancano ancora terapie definitive.

L’organizzazione FESCA – Federation of European Scleroderma Associations aisbl, che riunisce 23 associazioni in 18 Paesi europei, ha avuto un ruolo centrale nell’istituzione della Giornata, sostenendo campagne di sensibilizzazione a livello nazionale e promuovendo il coinvolgimento delle comunità di pazienti, fondamentali per favorire ricerca, assistenza e inclusione. Infatti, dal 2022, FESCA continua con con la campagna “Find the Light to Bloom”, che mette in luce i bisogni insoddisfatti delle persone che convivono con questa malattia e le sfide che devono affrontare in termini di diagnosi, trattamento e qualità della vita.  

In Italia, per questa giornata, la Lega Italiana Sclerosi Sistemica lancia la campagna “Accendiamo le luci sulla Sclerosi Sistemica” che prevede nella notte tra il 29 e il 30 giugno prossimi di illuminare di viola edifici storici, palazzi, fontane e piazze di più di 60 comuni italiani. Un’azione simbolica per mostrare vicinanza alle persone affette da questa malattia rara e ai loro familiari.

 

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RESCUE il progetto UE a guida italiana per rigenerare il cuore dopo l’infarto

Il progetto internazionale ‘Rescue’ (Bridging the gap between cardiac regeneration and revascularization), finanziato dall’Unione europea con 1,5 milioni di euro e coordinato dall’Italia con l’università degli Studi di Trieste, in collaborazione con il Centro cardiologico Monzino Irccs di Milano ha l’obiettivo di rigenerare il cuore dopo un infarto.

La rigenerazione avviene stimolando la formazione di nuovo tessuto e nuovi vasi sanguigni attraverso un farmaco ‘2 in 1’ a base di RNA, così da restituire piena funzionalità al cuore. Al progetto lavorano esperti di rigenerazione cardiaca e angiogenesi di Italia, Spagna, Olanda, Slovacchia e Turchia.

Il progetto rescue

Con il progetto Rescue si mira a colmare la lacuna tra rigenerazione cardiaca e rivascolarizzazione sviluppando un nuovo farmaco biologico che contenga due principi attivi, e in particolare due molecole di RNA, in grado di rigenerare il cuore e simultaneamente di promuovere la vascolarizzazione del tessuto rigenerato.

Gli scienziati hanno già identificato alcune molecole candidate, che si sono rivelate capaci di promuovere da un lato la proliferazione delle cellule del muscolo cardiaco e dall’altro la formazione di nuovi vasi sanguigni, sia piccoli capillari che arterie più grosse. Nei prossimi 3 anni i ricercatori sperimenteranno diverse combinazioni, fino a identificare il mix più efficace.

L’università di Trieste è l’unico ateneo italiano alla guida di uno dei 17 progetti selezionati dal bando Cardinnov. Coordinerà lo studio in collaborazione con il Monzino e in particolare con il gruppo di Giulio Pompilio, direttore scientifico dell’Irccs e delegato italiano ‘alternate’ presso il Comitato per le terapie avanzate (Cat) dell’Agenzia europea del farmaco Ema. Partecipano alla ‘missione Rescue’ il Centro nazionale per la ricerca cardiovascolare (Cnic) di Madrid, l’università di Utrecht, l’università Lokman Hekim di Ankara, l’Accademia slovacca delle scienze e l’associazione pazienti Pln Foundation, incaricata di educare e sensibilizzare pazienti e caregiver sulle nuove terapie a RNA.

Il progetto è promosso dalla partnership UE Era4Health, che sostiene la collaborazione tra diversi enti di ricerca europei e internazionali in aree prioritarie nel settore della salute, favorendo lo sviluppo di innovazioni terapeutiche. Del finanziamento di 1,5 milioni, oltre 600mila euro sono destinati all’Italia attraverso il ministero dell’Università e della Ricerca e il ministero della Salute.

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