Si intitola “Cohesion in Europe towards 2050” la relazione, che viene pubblicata ogni tre anni da parte della Commissione europea, che illustra i più importanti cambiamenti a livello di disuguaglianze territoriali nel corso del decennio passato e il modo in cui le politiche hanno modificato tali disparità. Essa sottolinea l’importanza delle transizioni verde e digitale per gli anni a venire.
Dalla relazione emerge come, grazie alla sua flessibilità, la politica di coesione abbia fornito un sostegno indispensabile agli Stati e alle autorità regionali e locali “nel contesto dei rallentamenti economici e della peggiore crisi degli ultimi anni”. Si è ridotto il divario relativo al PIL, grazie alla crescita delle regioni più povere dell’Europa Orientale, spinta da una trasformazione strutturale, in particolare da un passaggio dell’occupazione dall’agricoltura a settori dal valore aggiunto maggiore.
Tuttavia, le disparità regionali in termini di occupazione restano maggiori rispetto a prima del 2008, in particolare i tassi di occupazione nelle regioni meno sviluppate restano molto più bassi rispetto a quelli delle regioni più sviluppate.
Riguardo la sanità è emerso come le disuguaglianze in materia di salute si siano ridotte. L’aspettativa di vita è aumentata più velocemente nelle regioni meno sviluppate nell’ultimo decennio rispetto alle altre regioni. Tuttavia, la pandemia ha ridotto l’aspettativa di vita nel 2020 in quasi tutti gli Stati, mettendo anche evidenza le differenze regionali nella capacità sanitaria.
Nelle previsioni per il futuro, la relazione sottolinea la necessità di accompagnare le transizioni verde e digitale a una chiara visione territoriale delle modalità di gestione di questi processi e un’attuazione ambiziosa del pilastro europeo dei diritti sociali.
Tra gli strumenti da sviluppare che la Commissione ricorda vi è il rafforzamento delle complementarità all’interno di altre politiche UE. L’approccio delle sinergie nel bilancio dell’UE, incentrato su fattori produttivi e flussi finanziari, deve focalizzarsi di più sulle reali complementarità politiche. In particolare, “Occorre dare una dimensione regionale specifica a nuovi settori di intervento, quali le interdipendenze strategiche, la politica sociale per il clima e le alleanze industriali europee, nei quali la politica di coesione potrebbe assumere una rilevanza particolare”.
Tra gli impatti che la politica di coesione ha avuto negli ultimi anni vi è anche quello sulla salute. Specie negli Stati meno sviluppati, una parte significativa del finanziamento del FSE è servita a sostenere servizi sanitari, mentre gli investimenti del FESR hanno finanziato edifici e attrezzature. Alcune valutazioni hanno riscontrato che i progetti in questione hanno aumentato l’accesso all’assistenza sanitaria e ne hanno migliorato la qualità. In Lituania, ad esempio, si è notato come i progetti finanziati abbiano contribuito a ridurre la mortalità per malattie cardiovascolari e suicidio. La relazione sarà al centro dell’8° Forum sulla coesione che si terrà il mese prossimo (17-18 marzo 2022).
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