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OMS: aumentare i servizi HIV per debellare l’AIDS tra i bambini

Nonostante i progressi nella riduzione delle infezioni per HIV, un rapporto dell’Alleanza Globale per porre fine all’AIDS tra i bambini sottolinea l’esigenza di un maggiore impegno nel campo.
HIV

Nonostante i progressi nella riduzione delle infezioni da HIV e dei decessi correlati all’AIDS tra i bambini, il nuovo rapporto Transforming Vision Into Reality dell’Alleanza globale per porre fine all’AIDS nei bambini entro il 2030 (fondata nel 2022 dall’OMS, UNAIDS e dall’UNICEF), evidenzia l’urgenza di un maggiore impegno.

I progressi compiuti nel campo dell’HIV

I programmi volti a prevenire la trasmissione verticale dell’HIV hanno evitato 4 milioni di infezioni tra i bambini dal 2000, e le nuove infezioni globali tra i bambini sono diminuite del 38% dal 2015. Tuttavia, nonostante questi risultati positivi, i servizi per l’HIV nei paesi più colpiti devono essere potenziati per raggiungere l’obiettivo di porre fine all’AIDS entro il 2030.

Molti paesi dell’Alleanza Globale stanno raggiungendo una copertura significativa della terapia antiretrovirale tra le donne in gravidanza e in allattamento, ma restano grandi sfide. Paesi come Uganda, Tanzania e Sudafrica hanno raggiunto coperture vicine al 100%, mentre altri come Mozambico e Zambia sono al 90%.

Tuttavia, nonostante i progressi, il mondo non è ancora sulla buona strada per raggiungere gli impegni relativi all’HIV per i bambini e gli adolescenti. Il ritmo dei progressi è rallentato e le sfide restano particolarmente rilevanti nei paesi dell’Africa occidentale e centrale.

Un altro aspetto critico è il crescente divario di trattamento terapeutico tra adulti e bambini affetti da HIV, che richiede un’attenzione immediata. Solo il 57% dei bambini che vivono con l’HIV riceve un trattamento salvavita, rispetto al 77% degli adulti. Le disuguaglianze di genere e le violazioni dei diritti umani aumentano la vulnerabilità all’HIV riducendo anche la capacità di accedere ai servizi essenziali.

Per debellare la malattia è pertanto necessario investire nei sistemi di laboratorio per garantire che i neonati esposti vengano rapidamente sottoposti a test e che quelli risultati positivi vengano prontamente avviati a un trattamento antiretrovirale appropriato all’età. Solo così sarà possibile colmare il divario diagnostico e a garantire un’erogazione di servizi più incentrata sul bambino.

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