L’Interim sulla salute pubblica: considerazioni sulle vaccinazioni COVID-19 nel 2023
Il COVID-19 continua a colpire in modo sproporzionato gli anziani ed i soggetti con comorbilità di base. Ad ogni nuova ondata, i dati di sorveglianza dei paesi UE/SEE dal 2022 in poi, segnalano aumenti di ricoveri in ospedale, unità di terapia intensiva (ICU) e decessi nelle fasce di età che vanno dai 65-80 anni e oltre. Tuttavia, l’altezza dei picchi per questi indicatori è inferiore rispetto al periodo pre-Omicron. Allo stesso modo, la durata della degenza ospedaliera aumenta con l’età ed è più lunga nelle persone di età pari o superiore a 65 anni e in particolare in quelle di età pari o superiore a 80 anni.
In questa fase della pandemia, gli obiettivi principali delle campagne di vaccinazione contro il COVID-19 continuano ad essere la riduzione dei ricoveri, delle malattie gravi e dei decessi causati con la protezione dei sistemi sanitari.
IL COVID-19 OGGI
Nel 2022, tutti i paesi dell’UE/SEE hanno raccomandato la somministrazione di dosi di richiamo, principalmente per gruppi di popolazione con fasce di età pari o superiore a 60 anni, soggetti fragili e altri gruppi selezionati. Tuttavia, in generale, ogni successiva dose di richiamo aggiunta dalle campagne di vaccinazione mostra un calo di richiesta da parte della popolazione.
Nonostante sia stata rilevata solo una frazione di infezioni, la percentuale di casi COVID-19 segnalati, può essere ancora paragonata ai livelli riportati alla fine del 2020 e nel 2021, prima della circolazione di Omicron. Questo, suggerisce in realtà che la trasmissione di SARS-CoV-2 è ad oggi ancora in corso nell’UE/SEE con un rischio di esposizione elevato per i gruppi vulnerabili sopra citati.
Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che l’impatto della malattia è stato molto più elevato durante il periodo corrispondente alla tradizionale stagione influenzale. Infatti, le sotto-varianti del virus Omicron SARS-CoV-2 continuano a dominare il panorama virologico SARS-CoV-2 nell’UE/SEE e a livello globale. Nello dettaglio, diverse varianti, tenute sotto indagine (VUI), tra cui XBB.1.5, altri lignaggi XBB e CH.1.1; sono aumentate in proporzione ed in particolare XBB.1.5 è diventata la linea dominante entro marzo 2023.
L’IMPORTANZA DEI VACCINI DI RICHIAMO CONTRO IL COVID-19
I dati attualmente disponibili sull’efficacia del vaccino, in particolare di dosi di richiamo monovalenti e bivalenti, suggeriscono che gli individui che hanno ricevuto tutte le vaccinazioni hanno una protezione aggiuntiva in più contro il COVID-19. Inoltre, per l’efficacia dei vaccini bivalenti, è necessario un follow-up più lungo per determinare un effetto protettivo dilatato nel tempo.
A tal proposito, l’ECDC – European Centre for Disease Prevention and Control – ha intrapreso uno studio matematico sulla base dell’epidemiologia osservata nei paesi UE/SEE, proponendo 2 diversi scenari: uno propone i risultati “protettivi” prodotti dalla somma di due campagne di richiamo, mentre l’altro quelli prodotti dall’applicazione di una sola dose di richiamo su una popolazione di età pari o superiore a 50 anni, e di età pari o superiore a 80 anni:
- Applicazione di un solo richiamo autunnale: potrà prevenire circa il 21-32% del totale cumulativo di ricoveri correlati a COVID-19 di tutte le età in tutta l’UE/ Paesi SEE fino al 28 febbraio 2024, circa. I guadagni incrementali nella prevenzione saranno maggiori quando se si prendono di mira individui di età pari o superiore a 60 anni invece che di 80 anni e oltre. Tali guadagni non cambieranno se si prende di mira individui di età pari o superiore a 50 anni o superiore a 60 anni.
- Combinazione di 2 campagne di richiamo, una primaverile ed una autunnale: può comportare un aumento sostanziale dell’impatto della vaccinazione (una riduzione stimata del 36-44% dei ricoveri), ma solo se la diffusione del vaccino è elevato per entrambe le campagne. Nello specifico, una bassa diffusione nella campagna primaverile seguita da un’elevata diffusione del vaccino nella campagna autunnale risulterebbe solo marginalmente diversa rispetto ai risultati ottenuti da una sola campagna autunnale. Ciò significa che, affinché la campagna primaverile sia efficace a livello di popolazione è importante raggiungere un’elevata diffusione del vaccino.
Attualmente, quattro paesi UE/SEE hanno pubblicato il loro approccio/raccomandazioni per le campagne di vaccinazione COVID-19 per il 2023, promuovendo le campagne di vaccinazione primaverili; mentre per la vaccinazione autunnale, solo due paesi hanno preannunciato campagne rivolte a gruppi vulnerabili.
Per maggiori informazioni sul monitoraggio dell’efficacia, dell’impatto e della sicurezza del vaccino, si prega di consultare il seguente LINK.
CONCLUSIONI
Infine, per ridurre l’impatto del COVID-19, i paesi dovrebbero pianificare un’introduzione continua dei vaccini COVID-19, in particolare durante la stagione autunno/inverno, tenendo presente le seguenti considerazioni:
- Il target su cui concentrare gli sforzi e la protezione è quello che interessa gli individui di età superiore ai 60 anni, compresi i soggetti vulnerabili indipendentemente dall’età;
- Per massimizzare la protezione individuale, dovrebbe essere presa in considerazione anche l’offerta della vaccinazione COVID-19 durante la primavera del 2023 alle persone di età superiore agli 80 anni e ad altri adulti vulnerabili, indipendentemente dall’età;
- Per le campagne di vaccinazione autunno/inverno, i paesi dovrebbero prendere in considerazione campagne di vaccinazione combinate contro COVID-19 e influenza, poiché questo approccio potrebbe essere più efficiente in termini di amministrazione, logistica e costi.
- Se viene intrapresa una campagna di vaccinazione primaverile contro il COVID-19, dovrebbe esserci un tempo adeguato tra la campagna primaverile e quella autunnale.
- Lo Strategic Advisory Group of Experts on Immunization (SAGE) dell’OMS, ha definito i gruppi ad alta, media e bassa priorità per la continuazione della vaccinazione contro il COVID-19 rispetto all’attuale scenario epidemiologico. Nel dettaglio, SAGE raccomanda una dose di richiamo aggiuntiva per i gruppi ad alta priorità, sei o 12 mesi dopo l’ultima dose, con il lasso di tempo che dipende da fattori come l’età e la condizione di immunocompromissione;
- Nel complesso, le decisioni a livello nazionale relative alla vaccinazione COVID-19 per il 2023 continueranno a dipendere da una serie di fattori chiave in evoluzione, come la specifica situazione epidemiologica nazionale, la possibile evoluzione del virus, la disponibilità di vaccini (compresi i vaccini aggiornati), l’efficacia del vaccino e protezione nel tempo, prove sull’effetto di richiami ripetuti, grado di immunità ibrida nella popolazione, adozione prevista del vaccino in diversi gruppi di età, accettazione del vaccino e capacità dei sistemi sanitari di fornire vaccinazioni nel contesto di altre priorità di sanità pubblica concorrenti durante la fase post-pandemia;
DISSEMINARE ED INFORMARE, IL COMPITO DELLE CAMPAGNE VACCINALI
Promuovere le campagne di richiamo per la vaccinazione contro il COVID-19 diventa difficile nel contesto odierno, poiché il “ritorno alla normalità” ha creato un calo dell’interesse nella popolazione. Devono essere identificati i fattori che portano al calo della diffusione dei vaccini, anche nelle popolazioni precedentemente disposte a essere vaccinate. Le future campagne di vaccinazione potrebbero prendere in considerazione lo sviluppo di una comunicazione mirata, concentrando gli sforzi sul raggiungimento dei soggetti ad alta priorità fornendo informazioni chiare su quali sono i gruppi a cui si raccomanda la vaccinazione, il tipo di vaccino disponibile e le giuste tempistiche da applicare tra una dose e la successiva, ricordando perché è importante rimanere aggiornati con le vaccinazioni.
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