Il 12 giugno si celebra la giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
La creazione della giornata è stata promossa nel 2002 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), la quale ha fatto dell’eliminazione del lavoro minorile uno degli obiettivi principali sin dalla sua fondazione nel lontano 1919.
Anche l’Agenda ONU 2030 ne ha fatto uno specifico obiettivo, nel dettaglio l’8.7, il quale si propone di “Prendere provvedimenti immediati ed effettivi per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani e garantire la proibizione ed eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, compreso il reclutamento e l’impiego dei bambini soldato, nonché porre fine entro il 2025 al lavoro minorile in ogni sua forma”.
Cosa si intende per lavoro minorile?
Per lavoro minorile si intende quello in grado di mettere il minore in pericolo o di danneggiarlo, in violazione della legislazione internazionale e nazionale, privandolo della possibilità di acquisire un’istruzione. Non è da considerarsi tale, invece, la partecipazione ad attività lavorative che non interferisce con lo sviluppo del minore e non lo priva della possibilità di andare a scuola, come accade nel caso del lavoro domestico o della partecipazione alle attività dell’impresa familiare.
Nell’ultimo ventennio si erano registrati significativi progressi in materia ma gli ultimi anni – complici la pandemia, i conflitti, le crisi economiche, etc. – hanno invertito la tendenza, spingendo molte famiglie in condizioni di povertà e costretto nuovamente milioni di minori a lavorare.
I numeri della questione:
Secondo l’ultimo rapporto congiunto Unicef-Ilo sono 160 milioni i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 17 anni costretti a lavorare nel mondo, circa uno su dieci. In aggiunta, si registra un incremento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi 4 anni: un dato allarmante che mostra come i progressi per porre fine al lavoro minorile si sono arrestati per la prima volta in 20 anni, invertendo il precedente trend che vedeva il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016. Circa 79 milioni di bambini sono impegnati in lavori potenzialmente pericolosi per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale. In Italia le stime parlano di 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel lavoro minorile.
Il contesto geopolitico mondiale rischia di alimentare le disuguaglianze fra le popolazioni e i ceti sociali più fragili; è dunque fondamentale intraprendere un’azione strutturale che possa restituire una vita dignitosa ai bambini, come suggerito da Save the Children nell’ultimo rapporto sul tema rilasciato ad Aprile del 2023.
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